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Caccia grossa

Regia di Lello Di Palma vedi scheda film

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Ted_Bundy1979

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La recensione su Caccia grossa

di Ted_Bundy1979
4 stelle

Impagabile film regionalistico, uscito solo in qualche cinema dell'isola sarda nel 1981, con ottimi riscontri di pubblico, si parla di 15000 presenze, e interpretato da non protagonisti nella parte di sè stessi, oltre che di nomi del teatro folcloristico e non, isolano.

All'insegna della Sardegna di persone comuni dell'entroterra, non certamente di quella esclusivistica e dorata di certa costa, e di un buon senso tradizionalista dalle radici antiche, oggi come detto impagabile per come affronta in maniera direbbero conservatrice, "scorrettissima" per certi ambienti intolleranti, in una parola "reazionaria"; temi che già si affacciavano pure in quel micro/macro cosmo sociale, quali l'omosessualità(ma è solo per uno scherzo rituale e fotografico, tra uomini cacciatori di cinghiali, e goliardici di mezza età) le mogli che si ribellano a mariti che le trascurano per andare a battute numerose di "caccia grossa" del cinghiale come fosse una religione iniziatica, e le trattano unicamente "come serve", abbandonando il tetto coniugale per tornare dal loro padre, che però è d'accordo con il marito a riportarsi la figlia a casa con le buone, etc.

Quasi documentaristiche e completamente travisate da certi recensori, le sequenze dal vero di caccia e uccisione dei cinghiali, oltre che le sequenze al salumificio di come veramente dai maiali sgozzati, viene poi fatto il salame. Testimoniando soltanto una tradizione radicata su quel territorio è vecchia di secoli, un rapporto fra gli uomini e la natura improntato al rispetto, che magari manca a molti che fanno gli apostoli della nuova religione ecologista, e poi hanno magari tre SUV in famiglia.

Interessante la disamina al figlio che non vuole sapere di assistere più alla caccia degli ungulati, e di come forse sia più fortunata la variante selvatica del maiale, che almeno vive all'aria aperta libero, nel suo ambiente naturale tra le frasche che ama, e con i suoi piccoli. Rispetto al "fratello" maiale da allevamento, concentrato e imprigionato fin dalla nascita al salumificio, senza alcuna possibilità nemmeno teorica di sfuggire al suo destino da insaccato.

Non disprezzabile la recitazione naturalistica dei più, e le voci naturali degli attori che si doppiano da sè. Il film non è in presa diretta per la maggior parte delle scene, e ovviamente è dialogato in italiano tranne qualche rara espressione gergale, poiché se si fosse scelta la strada dialettale, sarebbe risultato incomprensibile sul continente, se non costretto dai sottotitoli.

Di Palma come già esperto "filmaker" e documentarista al momento in cui tentò la scommessa del lungometraggio, mostra una decorosa realizzazione tecnica, sia di illuminazione che padronanza di ripresa, campi e controcampi, oltre che un montaggio accettabile. Scenografie in gran parte rustiche naturali e non certo ricostruite in minima parte.

Risibili perciò certe critiche di animalisti e anti-caccia, espressione di tempi in cui ci riempie la bocca di tanti "ismi" ma solo per intolleranza poi pratica, ad una pellicola che alla fine dei bilanci è semi-professionale, volenterosa, bonaria, e totalmente innocua.

 

Ted_Bundy1979

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