Regia di Aurelio Grimaldi vedi scheda film
Un mondo d'amore è l'altra faccia di una medaglia, dedicata alla figura umana e artistica di Pier Paolo Pasolini, di cui fa parte anche Nerolio: quanto questo (sulla fase finale della sua vita) è crudo, aspro e teso, tanto Un mondo d'amore (sulla giovinezza del poeta) è dolce, sussurrato, malinconico.
Aurelio Grimaldi dirige uno dei suoi migliori film, e si conferma la qualità che assume il bianco e nero nel suo cinema, incostante ma interessante. L'inquietudine vissuta da Pasolini già nel periodo di Casarsa lo accompagnerà fino a Roma, nella terra che lo accoglierà, gli darà fortuna ma alla fine anche il colpo di grazia, perché l'incomprensione ha solo bisogno di più tempo per manifestarsi in pieno in una grande città.
Grimaldi usa toni elegiaci e sommessi con cui però non vuol santificare un martire segnato, ma ne lascia intravedere pregi e difetti; soprattutto ne tratteggia la sua sete di vita primordiale, alle basi della società o in terre esotiche, vita sempre al limite con la morte e che quindi si intensifica (cfr l'agonia di Accattone). Convive sempre, inoltre, l'elegia con la sensazione della carne (veicolo appunto di vita anche nell'astrazione di uno sguardo, smarrito e/o desiderante - il PPP di Arturo Paglia -, o dolorante - la madre di Guja Jelo) e a volte con l'impalpabilità del sogno. 8
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