Regia di Aurelio Grimaldi vedi scheda film
Da vero outsider della cinematografia italiana, Aurelio Grimaldi aggiunge un ulteriore tassello alla sua personalissima ed alterna carriera di regista presentando nelle sale, dopo aver girato mezzo mondo, il film Un mondo d’amore. E stupisce nuovamente trovarsi di fronte ad un’opera di intenso ed intimo respiro sorretta da intuizioni di regia e confezione tecnica di emozionante risultato. Basti solo citare la bellissima fotografia in bianco e nero di Massimo Intoppa, capace con un "semplice" gioco di chiaroschuri, una necessaria alternanza di luci ed ombre ed un rigore e pulizia (mai severa!) di immagini di penetrare nei volti e negli spazi circostanti facendoli vivere di vita propria. Utilizzo perfetto della luce per raccontare la storia di un giovane Pier Paolo Pasolini, 27 anni, che nel 1949 a Casarza della Delizia (Italia del Nord) viene incriminato per corruzione di minorenni ed atti osceni. Poeta, articolista, insegnante di lettere, segreatrio cittadino del Partito Comunista, Pasolini si ritrovò all’improvviso additato sui giornali regionali come indegne e depravato. Il padre Carlo Alberto, Grande Ufficiale di Guerra, piombò in una comprensibile depressione distruttiva ed il giovane Paolo, insieme alla madre Susanna, si vide "costretto" a prendere un treno per il Sud in direzione di Roma. E qui Aurelio Grimaldi si ferma ad osservare i primi difficili passi romani di Pasolini (la madre trova un impiego come governante mentre Paolo non riuscì per mesi a trovare un’occupazione) e non procede oltre così consegnandoci uno dei ritratti più intimi, personali e veri che siano stati dedicati al grande artista. Con il preziosissimo contributo del giovane attore Arturo Paglia (un Pasolini intenso e di incredibile somiglianza fisica),una sapientemente invecchiata e bravissima Guia Jelo (la mamma Susanna) ed uno straordinario cast di comprimari dai volti indimenticabili, Aurelio Grimaldi costruisce un atipico ed emozionante film "biografico" snaturalizzando ed impoverendo un genere cinematografico di norma ridondante, monotono e didascalico ma che al contrario in Un mondo d’amore vive di nuova linfa soffermandosi, come su compiuti quadri, non solo su reali esperienze di vita ma anche su desideri e sogni "materializzati" in vibranti capitoli cinematografici a sé stanti. Il risultato, omogeneo e poetico, è un film necessario ed importante che però le regole di un mercato cinematografico disattento ed omologato rischia di bruciare in una veloce e poco mirata programmazione che non rende merito e giustizia al bel film di Grimaldi e, più in generale, alle diverse facce, espressioni e vitalità del nostro cinema italiano.
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