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Apartment 7A

Regia di Natalie Erika James vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Apartment 7A

di John_Nada1975
6 stelle

La spigolosa e con i lineamenti un pò così Julia "Ozark" Garner è certamente una delle attrici meno avvenenti che ci siano della nuova ondata anni '90, però se questo "prequel" nientemeno che del superclassico polanskiano "Rosemary's Baby" regge, è meglio di altri, troppi progetti recenti consimili, è grazie proprio alla sua intensa bravura nel personaggio, quando è ben utilizzata e protagonista, come qui.

Per il resto la fotografia è molto bella ma non è una novità, la cura è maggiore data la produzione principale della stessa Paramount Films, e al netto di un paio di sfondi digitali poco convincenti della Manhattan anni '60 con le sue insegne e i cartelloni dei teatri sulla Broadway, i segnali stradali e i taxi, macchine dell'epoca, la cura del dettaglio e dei buoni costumi quotidiani riecheggianti quello della Sylbert,  come dei costumi dello spettacolo musical in scena, è notevole, così come le scenografie d'epoca in tutti gli interni come nelle sequenze in esterni ricostruiti in studio.

Sono presenti tutti i temi già presenti fin dal romanzo originale di Ira Lewin, la costrizione in un matrimonio non pienamente sentito da parte della donna nell'originale del 1968 agli albori del femminismo, poi dimostratosi solo usarla come strumento, l'autodeterminazione nell'interrompere la gravidanza(ma il nascituro diabolico riesce ad avere qualcosa da dire in contrario persino da dentro la pancia), l'insensibilità e sadismo maschili nei panni del regista e del coreografo dello spettacolo, ma anche delle competitive e stronze colleghe ballerine quindi donne, d'altronde la regista è una donna, la ormai confermatasi Natalie Erika James.

E quando nel finale ci si ricongiunge con grosso sforzo di ricostruzione filologica all'originale e alla prima comparsa di spalle  dei coniugi Woodhouse/Farrow/Cassavetes nel 1968 di Roman Polanski, e fa capolino la "Lullaby" in variazione strumentale 6 di Krzysztof Komeda, l'emozione fa certo capolino.

Buoni Dianne Wiest e Kevin McNally come "nuovi" ma più giovani Minnie e Roman Castevet, ma certo Ruth Gordon e Sidney Blackmer erano altra cosa.

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