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La rieducazione

Regia di Aurelio Grimaldi vedi scheda film

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La recensione su La rieducazione

di gaiart
8 stelle

Intenso. Ironico. Macabro e utile. Un film low budget con la grandezza di Tony Sperandeo

Ironico. Dove non c'è nulla da ridere.

 

 

Macabro dove le morti aleggiano dalle stragi compiute da mafia e Totò Riina.

 

Autentico dove la finzione supera la realtà, in un paese che non sa cosa sia la democrazia, ma la spaccia come fosse per assodata, certa e vissuta davvero

 

L’articolo 27 della Costituzione dice che "La responsabilità penale è personale.

 

L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte".

 

Il film punta sulla rilettura accurata di questo importante articolo, spesso ignorato della costituzione.

 

Con questo principio si stabilisce anche la finalità della pena, cioè quella della rieducazione. Ogni carcerato deve essere rieducato e occorre fare in modo che, una volta scontata la pena, lo stesso possa reinserirsi nella società. 

 

In un carcere di massima sicurezza dove i detenuti sono sottoposti al regime del 41bis, uno psico-pedagogista si confronta con il boss dei boss di Cosa Nostra per una necessaria, mai attuata, rieducazione.

 

Il film intessuto di intelligenza e imbevuto di improvvisazione, fa riflettere su tamatiche importanti e sul valore innnazitutto dell'educazione, anche morale ed emotiva delle persone, poi culturale e infine caraceraria.

 

 

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