Regia di Carlos Marques-Marcet vedi scheda film
Marqués-Marcet dirige e sceneggia un film romantico e toccante che parte dalla legittimità, la dignità e la difficoltà della più estrema scelta che un essere umano possa essere chiamato a prendere, allarga l'orizzonte dalla figura del malato a quella del suo affetto più grande, e osserva l'effetto domino che coinvolge gli altri affetti più prossimi
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2024 - CONCORSO PROGRESSIVE CINEMA
Lo stereo di casa sta sparando a tutto volume la voce di Maria Callas, quando un urlo incontrollato la copre, o peggio, la accompagna in una sorta di controcanto disperato; Claudia, attrice e danzatrice, ha appena ricevuto la ferale notizia del tumore che la sta portando via, e ad accompagnarlo non faticano a farsi attendere sintomi inquietanti ed inevitabili: perdita della sensibilità, emiparesi temporanee, bruschi cali del visus.
A dargli forza, come sempre, è suo marito Flavio, che prova a tirarla su con battute all'altezza del proprio cinismo.
Ma la sua intenzione è non solo sostenerla, ma proprio accompagnarla, nel senso più completo del termine.
Perché Claudia non vuole aspettare che la malattia la eroda da dentro rendendola un guscio vuoto e privo di volontà e vigore alcuno, anzi per evitarlo vuole andare in Svizzera, in una clinica dove si pratica il suicidio assistito, e darsi la morte consapevolmente; e Flavio, che è stato il suo regista oltre che il compagno e non solo la ama, ma ha condiviso con lei tutti i momenti importanti sia sotto il profilo umano che sotto quello artistico, non riesce a concepire l'idea di proseguire senza averla al fianco, quindi l'accompagnerà per fare con lei anche l'ultimo passo.
«Ce ne andremo insieme, o non se ne va nessuno!», sentenzia lui, in quella che sembra una minaccia ma in realtà è la più pura delle promesse, una dichiarazione di amore eterno. Eterno perché capace di superare la vita e perpetrarsi anche nella morte.
Carlos Marqués-Marcet dirige e sceneggia un film romantico e toccante che parte dalla legittimità, la dignità e la difficoltà della più estrema scelta che un essere umano possa essere chiamato a prendere, allarga l'orizzonte dalla figura del malato a quella del suo affetto più grande, e osserva l'effetto domino che coinvolge inevitabilmente gli altri affetti più prossimi (i figli), costretti a cercare la strada che li porti a superare la doppia perdita. Tutto questo carico di emozioni è servito da Marqués-Marcet attraverso un ricorso sorprendente efficace alla musica e alla danza: i suoi personaggi cantano e ballano sul bus e nel parco, in casa e all'obitorio, con testi e musiche importanti (di Maria Arnal) e coreografie nervose (di Marcos Morau e La Veronal) che ne trasmettono le emozioni e partecipano ad ingenerare quesiti che corrono sottopelle: sulla maniera in cui si reagisce alla morte, e sulla sopravvivenza alla stessa dell'amore.
Tutto è funzionale, dunque, in un racconto che non rischia mai di scadere nel patetico, anzi conserva per tutto il suo corso una leggerezza quasi paradossale, visto il tema. Merito, inevitabilmente, anche di una compagnia di attori affiatati e in gran spolvero: non solo l'energica Ángela Molina e il meditabondo Alfredo Castro, che rendono immediatamente credibile un amore che è devozione totale e sostentamento reciproco, ma anche Mònica Almirall Batet, brava nel restituire i tormenti di Violeta, la figlia minore, l'unica rimasta a casa con loro e restia ad accettare una decisione che non può cambiare.
Polvo serán.
Saranno polvere.
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