Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
Enunciazione di un talento, almeno qui, enorme, quello di Darren Aronofsky reduce dagli elogi del suo minuscolo esordio Pi Greco. Il teorema del delirio che, prendendo la più classica storia di perdizione, mette in bella vista capacità compositive che rompono la distanza tra media e spettatore.
E per un film del genere, la definizione che ne da il suo autore, una favola moderna su quattro persone che sacrificano le proprie anime per inseguire i loro sogni,è quanto mai incendiaria soprattutto considerando quali sono i sogni.
Sara (Ellen Burstyn) vuole comparire in televisione e per mettersi in forma si affida a una dieta a base di pillole legalmente prescritte; perderà ogni controllo in poco tempo.
Suo figlio Harry (Jared Leto), invece, il controllo lo ha già perso da tempo; si fa con l’amico Tyrone (Marlon Wayans) e con la sua ragazza Marion (Jennifer Connelly) e i loro sogni naufragano costantemente di fronte all’esigenza di farsi, sempre e comunque.
Per tutti, si tratta di tunnel senza via d’uscita.
Schiavitù da televisione e pillole, le dipendenze non sono legate solo a ciò che la società condanna, anzi, e in qualche modo il film lo comunica con le conclusioni, quelle sponsorizzate sono anche peggiori perché letteralmente incentivate e quindi di conseguenza ritenute praticabili; un messaggio implicito che vale, oggi più di ieri, visto che troppo spesso siamo portati a pensare che le medicine possano risolvere i problemi meglio di diete ragionate o stili di vita più consoni.
L’opera del talentuoso Darren Aronofsky, che fa di tutto per apparire tale sfruttando anche veri e propri stratagemmi (come la scena delle pulizie in casa di Sara, girata in mezz’ora per un montaggio di meno di trenta secondi), è nervosa e irregolare, lo schema è chiaro, quasi scontato (per buona parte), ma quando ne esce, spesso tramite soluzioni visive, offre il meglio.
Così, se la prima ora vive di estemporanei acuti ma non propone poi così tanto che non si sia visto molte altre volte, l’ultima parte riesce a trasportare in un turbine di perdizione senza speranza come invece raramente è capitato di assistere.
Se è sempre il momento buono per farsi, di quello che volete e che vi fare stare bene, il disfacimento contrassegnato da spasmi (autoriali) da fattoni e la mancanza di una qualsivoglia catarsi, come implicitamente dettato dall’autore del romanzo di riferimento Hubert Selby jr., presente nel cameo di un poliziotto (e negli extra del bluray italiano c’è un’intervista molto interessante), segna perdutamente un percorso che rende direttamente immortale il lunghissimo atto conclusivo.
Fondamentale per rendere l’effetto, è la colonna sonora di Clint Mansell, con acuti semplicemente sublimi, una di quelle rare perfomance (anche per questo sul bluray si può vedere la nascita di un pezzo durante quattro giorni di lavoro senza interruzioni) che entrano direttamente nelle vene producendo un effetto immediato e dipendenza a lunga scadenza (occhio …).
Valido anche il contributo degli interpreti; Jennifer Connelly e Jared Leto, che sembrano per tratti somatici sorella e fratello, ben rappresentano l’annullamento dell’io, vedere Marlon Wayans (Scary movie) serio fa già di suo un effetto straniante, ma poi è Ellen Burstyn a risultare indimenticabile con un’interpretazione allucinante che abbina il (suo) talento a un’evoluzione che trascina oltre ogni confine d’instabilità.
Requiem for a dream è un’opera che merita di essere approfondita (e per questo il bluray fa al caso di ogni cinefilo, tra making of, interviste, scene eliminate e spiegazioni sul concept delle scene più elaborate), può piacere o meno, già il tema fa da spartiacque, ma è prodigo di così tanti talenti, regia, musiche, interpretazioni, fotografia e montaggio in prima linea, che, pur non essendo stata sponsorizzata, e i perchè sono anche palesi, avrebbe meritato di segnare un’epoca come, e più di, Trainspotting, tanto per dire.
Devastante e divorante (da vedere, ma con cognizione di causa).
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