Regia di Martin Herbert (Alberto De Martino) vedi scheda film
Un americano continua a ricevere visioni di morte e violenza. Si convince perciò che il suo gemello siamese, malvagio e dato per morto da tempo, sia ancora vivo in Germania. Va a cercarlo, complicandosi ulteriormente la vita.
Terzultima pellicola della folta e, per i suoi standard, interessante filmografia di Alberto De Martino, uso a firmarsi con lo pseudonimo anglofono Martin Herbert. De Martino ha attraversato per intero il quarto di secolo di massimo splendore del cinema di genere nostrano, dal peplum dei primi anni Sessanta agli horror di metà anni Ottanta, passando naturalmente per spaghetti western, spy stories, thriller, poliziotteschi e, va rimarcato, mantenendo quasi sempre standard qualitativi accettabili. Per Extrasensorial, altrimenti noto come Blood link, il Nostro ha a disposizione un discreto budget che lo porta a girare negli Stati Uniti con interpreti locali (di serie B, seppur non disprezzabili) e sfrutta un copione di Theodore Apstein (da un soggetto del regista e di Massimo De Rita) nel quale abbondano gli elementi sensazionali (violenza, erotismo, tensione, mistero, grottesco). Purtroppo però tali elementi sono mischiati senza garbo alcuno, dando vita a un pasticcio horror sul banalissimo tema del gemello malvagio dagli esiti narrativi totalmente scontati. Michael Moriarty è il protagonista, fra gli altri nomi sul cartellone si segnalano Penelope Milford, Geraldine Fitzgerald, Cameron Mitchell; ma la presenza di spicco sui titoli di testa è quella di Ennio Morricone, autore di una colonna sonora che effettivamente innalza la qualità del lavoro. Considerando che De Martino veniva dalla regia de L'uomo puma (1980), una fra le più sgangherate, disastrose imitazioni di Superman, Extrasensorial va comunque bene così com'è. 2,5/10.
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