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La morte ha sorriso all'assassino

Regia di Joe D'Amato (Aristide Massaccesi) vedi scheda film

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La recensione su La morte ha sorriso all'assassino

di undying
6 stelle

Debutto ufficiale alla regia per Massaccesi, all'occasione accreditato in questa sola circostanza con il suo vero nome. In seguito tra i tanti pseudonimi utilizzati, sarebbe poi diventato famoso come Joe D'Amato. Horror gotico intriso di forti venature erotiche, che preannuncia le future, più esplicite e celebri, pellicole "extreme" del regista.

 

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Inizi del XX° secolo. Un medaglione e un antico rituale Inca danno l’opportunità a Franz (Luciano Rossi) di riportare in vita la sorella Greta (Ewa Aulin), alla quale è legato da un morboso rapporto affettivo con derive di tipo incestuoso. Dopo un incidente in carrozza, che provoca la morte del cocchiere e causa gravi ferite a Greta, quest'ultima viene ospitata e curata all’interno di una villa, attirando le attenzione dei suoi benefattori, i coniugi von Ravensbrück: Walter (Sergio Doria) ed Eva (Angela Bo). Intanto una serie di morti misteriose, tra le quali anche quelle del patologo Sturges (Klaus Kinski), inizia a funestare l’ambiente della tenuta. Dopo essere stata murata viva da Eva, invaghita e gelosa del suo comportamento libertino, Greta riappare sottoforma spettrale e continua la scia di sangue. Sulle sue tracce si colloca un incapace ispettore (Attilio Dottesio).

 

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La morte ha sorriso all'assassino (1973): scena

 

Esordio in regia per Aristide Massaccesi (1936 - 1999), dopo una lunghissima gavetta come tuttofare nell’ambiente del cinema, nonché unico film siglato con il suo vero nome (a fronte di un incalcolabile numero di pseudonimi altrove utilizzati). Si tratta di un horror gotico - girato in una sola settimana di tempo, scritto dallo stesso cineasta in collaborazione con Claudio Bernabei e Romano Scandariato - che offre momenti di violenza grafica molto accentuati per l’epoca, tipo un volto sfigurato da un coltello, un cadavere sbudellato, una faccia devastata da un colpo di fucile. La sceneggiatura, piuttosto contorta, non impedisce a D'Amato di adattare per lo schermo buone sequenze di tensione e erotismo, dando il via così a quella che poi sarà la sua personalissima cifra stilistica, espressa appunto tra i confini di questi due generi cinematografici sia in veste di regista che in quelli di sceneggiatore e produttore. “Segno cinema”, in una scheda dedicata al film, lo definisce come primo “splatter-gotico” italiano, anche se sostanzialmente l’andamento della pellicola è piuttosto fiacco. Decisamente interessante appare, però, l’ultima mezz’ora, quando mostra, oltre alle apparizioni spettrali di Greta (con il corpo putrefatto), delitti fantasiosi e graficamente ben rappresentati. Buono l’accompagnamento musicale, opera di Umberto Pisano: dopo un incipt di “culto” sui titoli iniziali della pellicola, sottolinea efficacemente le sequenze centrali e finali dell’intera storia. Comunque, sono qui trattati tutti gli elementi che caratterizzano le tre successive (e fondamentali) opere splatter del regista (AntropophagusBuio Omega e Rosso sangue). Da ricordare, come momenti significativi, la suggestiva sequenza della muratura di Greta (palesemente ispirata da Il gatto nero di Poe), le apparizioni inquietanti della stessa sottoforma cadaverica e un ballo in maschera da “brivido”. La morte ha sorriso all'assassino non ebbe fortuna al botteghino, al punto che Massaccesi e Romano Scandariato (co-autore della sceneggiatura) imputarono parte della colpa alla produzione che, a quanto pare, ha imposto loro scene erotiche fatte girare da controfigure e un sottotitolo davvero infelice: "Il primo splatter romantico" ...

 

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La morte ha sorriso all'assassino (1973): scena

 

Curiosità 

 

Prevalentemente impegnato sui set come direttore della fotografia, Massaccesi in realtà aveva già diretto (non accreditato) diverse pellicole, tutte realizzate nel 1972, tra le quali Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti - Decameron nº 69,  Scansati... a Trinità arriva EldoradoUn bounty killer a Trinità e, in compartecipazione con Luigi Batzella, Il plenilunio delle vergini.

 

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La morte ha sorriso all'assassino (1973): scena

 

Critica 

 

"È il 1973 l'anno che vede l'esordio nel thriller di Joe D'Amato, alias Aristide Massaccesi; D'Amato è uno dei pochi registi italiani (forse l'unico) che possa vantare almeno una decina di pseudonimi, ognuno adatto a ogni genere praticato: Alexander Borsky per i film a luce rossa, Steven Benson per i fantasy, Peter Newton per horror e fantascienza post atomica, David Hills per qualche soft porno e ancora, sempre piú fantasiosamente, Homerus S. Zweitag, Mikhail Wotruba. Joe D'Amato, ex direttore della fotografia (continua però a firmarla per i suoi film) merita di essere ricordato come uno dei pionieri dell' hard-core autarchico e come 're' del soft porno, più che come maestro del terrore. Alcuni anni dopo, però, realizzerà uno dei piú deliranti thriller italiani, il truculento e ipermacabro Buio omega. Il film di D'Amato è La morte ha sorriso all'assassino (1973) ed è interpretato da Klaus Kinski e da Eva Aulin. Il regista non si discosta molto dalle tematiche argentiane, ma è dotato di un ottimo mestiere e riesce a rendere interessante una storia non originale, imperniata su un maniaco che perseguita giovani e belle donne." 

(Maurizio Colombo e Antonio Tentori) [1]

 

"La morte ha sorriso all'assassino è del 1973 e ha come sottotitolo Sette strani cadaveri. Per noi è un lavoro importante, la prima vera tappa dalla quale cominciare a parlare della figura di Aristide Massaccesi, perché si tratta di un film horror classico. Come faccia Marco Giusti su 'Stracult' a parlare di porno-horror resta un mistero. Ci sono poche scene erotiche e per la maggior parte delle situazioni si lascia soltanto intuire. Niente di porno, ve lo assicuriamo. Un film molto gotico condito di numerosi effetti splatter. Cominciamo a capire che cosa è l'horror per Massaccesi: la rappresentazione di qualsiasi avvenimento estremo, viscerale e raccapricciante, ma anche lo splatter violento commisto alla tensione psicologica e alle atmosfere angosciose (si veda Antonio Tentori 'Horror made in Italy' vol. 2, Profondo Rosso Editore). La sceneggiatura del film è dello stesso Massaccesi con la collaborazione di Romano Scandariato e Claudio Bernabei. La fotografia è di Massaccesi, le musiche sono di Berto Pisano, il montaggio di Piera Bruni e la produzione di Franco Gaudenzi (...) Da notare che Aristide Massaccesi per la prima volta qui si firma con il suo vero nome. A livello di curiosità c'è da dire che il produttore Franco Gaudenzi era un ex avvocato del cinema amico di Massaccesi che più tardi (1988) produrrà Zombi 3. Qui è accreditato pure alla cura degli effetti speciali. (...) Questa pellicola ricalca molto da vicino le atmosfere del cinema gotico anni Settanta e fa proprie molte reminiscenze argentiane frammiste a tematiche magiche e oscure. Non solo: a un'attenta visione non può sfuggire la notevole ispirazione narrativa da Edgar Allan Poe e Le Fanu (ricorda molto 'Carmilla'). Il film è girato in un'atmosfera oscura e si svolge tra castelli e cripte, parla di amuleti e maledizioni e la musica di Berto Pisano lo rende ancora più inquietante. Ci sono alcune sequenze erotiche e soprattutto le prime scene splatter del cinema italiano con occhi strappati alla Fulci (Zombi 2) e visi dilaniati. Per la prima volta Joe D'Amato si avvicina al cinema di sexploitation e mostra il mostrabile senza remore o tabù di sorta. Il dualismo orrore-erotismo, due generi una volta separati da uno steccato invalicabile, tornerà spesso nei lavori di Massaccesi. (...) Il critico cinematografico è in difficoltà quando va a classificare certi film di Massaccesi, perché non sa mai a quale dei due generi ascriverli. Come fa Pino Farinotti nel suo monumentale 'Dizionario di tutti i film' (si noti bene il titolo dell'opera: dalla parte dello spettatore) a liquidarlo come 'giallo condotto con la tecnica del documentario'? Non è da meno Mereghetti nel suo Dizionario: 'Contorta e risibile la sceneggiatura... di atmosfera ce n'è pochina giusto qualche effettaccio... il gotico italiano è già morto e sepolto...'. Stronca Massaccesi pure come direttore della fotografia perché 'eccede in grandangoli e zoom'. Ed è tutto dire. Ci risolleva la lettura di Antonio Tentori che ha visto il film come lo abbiamo visto noi: 'In questo primo film thriller del regista sono presenti omicidi a colpi di rasoio, atmosfere gotiche, violenza esasperata. Un crescendo di tensione e inquietudine, saturo di un clima malsano e morboso che conferisce alla pellicola il suo strano fascino'."

(Gordiano Lupi) [2]

 

"Tardo gotico italiano che quando uscì era piuttosto fuori tempo, ma, col passare degli anni, ha acquisito un certo fascino morboso causato dall'accavallarsi di tematiche malsane raccontate con un tono mélo che ne accresce l'efficacia. Aristide Massaccesi (più noto come Joe D'Amato) gira con cura e ricercatezza, pur con un budget ridotto, riprendendo e aggiornando tematiche tipiche del gotico italiano dei decenni precedenti. Il cast è notevole anche se Kinski e Rossi Stuart hanno in realtà delle parti ridotte. Luciano Rossi è al suo massimo di scellerata pazzia e Ewa Aulin è come al solito incantevole."

(Rudy Salvagnini) [3]

 

"Il film di Massaccesi è una vicenda gotica di inizio '900, in cui la bella e innocentina Ewa Aulin, ospitata nel castello dei coniugi Von Ravensbruck, si scopa marito e moglie prima di essere murata viva. Gli esperimenti effettuati sul suo cadavere dal folle scienziato Klaus Kinski la riportano in vita. Lei ne approfitta per vendicarsi. Intanto uno psicopatico Luciano Rossi perseguita il genere femminile apparendo e scomparendo qua e là fra le stanze del maniero. Forte di un budget relativamente sostanzioso e di qualche nome di richiamo sul cartellone, Aristide Massaccesi prende coraggio e firma (per la prima volta) con il vero nome il suo debutto nell'horror. Klaus Kinski, spacciato come protagonista, in realtà gira sì e no cinque minuti di film, rimanendo per quasi tutto il tempo a bocca chiusa (la sua parte è recitata dalla voce off), lasciando fortunatamente spazio alla svedese Ewa Aulin, davvero gnoccherella, con la sua faccetta tonda e le labbra un po' imbronciate (Renzo Montagnani la definiva 'Un panetto di burro messo li'). Peccato che questo sia il testamento cinematografico della starlette, che torna in Svezia per dedicarsi alla maternità. Nel film non tutto ha senso e parte dell'atmosfera è creata proprio dal gusto per l'assurdo. La pellicola viene salvata da una certa eleganza, che non ritroveremo più nei futuri film del regista, sempre più votato alla sciatteria scenica. Notevoli le costruzioni degli omicidi e la loro efferatezza: Kinski infila un ago con nonchalanche nella pupilla della sua paziente, il maggiordomo viene ucciso con una lunga serie di rasoiate in faccia (peccato che poi muoia con gli occhi storti che si guardano il naso come in un film di Franco e Ciccio) e, scena clou del film, Luciano Rossi schiatta per mano (anzi, zampa) di un gatto che lo uccide 'in soggettiva', straziandolo con i suoi artigli."

(Manuel Cavenaghi) [4]

 

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La morte ha sorriso all'assassino (1973): scena

 

Visto censura [5]

 

Il 20 giugno 1973, La morte ha sorriso all'assassino ottiene nulla osta n. 62629, solo dopo che la produzione ha effettuato i seguenti tagli (10 metri) come prescritto dalla Commissione di revisione cinematografica:

 

- 1) eliminazione delle scene ambientate in bagno, con tutte le sequenze di baci tra Greta ed Eva;


- 2) soppressione della scena d'amore tra Walter ed Eva: la sequenza in cui Walter sta sopra la moglie fino a quando i due incrociano le gambe (incluso).

 

Dal verbale allegato al nulla osta: 

"La Commissione (...) esprime parere favorevole alla concessione del n.o. di proiezione in pubblico con il divieto di visione per i minori degli anni 18. Tale divieto è motivato dal clima stesso del film improntato a scene di violenza, brutalità ed erotismo, ritenuto disadatto per le esigenze di tutela dei predetti minori".

 

Metri di pellicola dichiarati: 2520 (92'40" ca a 24 fps).

 

 

NOTE

 

[1] "Lo schermo insanguinato  - Il cinema italiano del terrore (1957 - 1989)" (Marino Solfanelli editore), pag. 126 - 127.

 

[2] "Erotismo, orrore e pornografia secondo Joe D'Amato" (Profondo rosso edizioni), pag. 39 - 40.

 

[3] "Dizionario dei film horror" (Corte del Fontego), pag. 456.

 

[4] "Cripte e incubi - Dizionario dei film horror italiani" (Bloodbuster edizioni), pag. 201.

 

[5] Dal sito "Italia Taglia".

 

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La morte ha sorriso all'assassino (1973): scena

 

"La violenza non è quella che si vede al cinema. Nella vita fa male. Fa male. E non deve appartenere ai nostri orizzonti. Mai. E per nessun motivo."

(Harvey Keitel)

 

F.P. 07/07/2023 - Versione visionata in lingua italiana, DVD CineKult (durata: 84'12")

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