Regia di Michael Lembeck vedi scheda film
Nel film di cui questo è il seguito, “Santa Clause” (1997), avevamo lasciato il tranquillo padre di famiglia Scott eletto a nuovo Babbo Natale. Adesso, gli sceneggiatori della Disney gli inventano dei problemi familiari (il figlio è un po’ ribelle a scuola) e un sosia malvagio che prende le sue veci quando lui va sulla terra. Le parti più gradevoli, al solito, sono quelle al Polo Nord, con scenografie lignee ed effetti speciali di sapore un po’ artigianale. Ma poi la gran parte del film si svolge sulla terra, e squaderna nel suo tedioso sviluppo un “politically correct” sospetto. Sì, perché poi ad ogni angolo ci sono decine di marchi di multinazionali (McDonald’s über alles), la scuola pubblica è un luogo di sfigati e la tristezza della gente si cura con vagonate di merci che portano la felicità. Fastidioso poi che per tutto il film il protagonista venga chiamato “Santa Claus” (oltretutto, pronunciato come si legge): in italiano si chiama Babbo Natale, o no?
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