Regia di Federico Fellini vedi scheda film
"Mai scommetere la testa col diavolo" di Poe, che la critica cinematografica rammenta per questa visione surrealista, non è neppur un pretesto, per il genio Felliniano ma l'equivoco riferimento "in applique" da parte di una produzione che ha la pretesa di giustificare al pubblico la di lui libera creatività su base letteraria del tutto fuorviante. Quest'opera maestra del massimo regista italiano è esorcismo all'intera inciviltà occidentale dei consumi, in forza di un estethos ben superiore alle coeve messinscene "di denuncia" Pasoliniana (il regista bolognese non aveva molta confidenza con la magia dell'ironia). L'entrata in scena del prete cattocumunista con suoi pari, avvia tra questi, fra immagini incubatrici il delirio di sguardo del protagonista, un dialogo serrato e intrinsecamente folle accanto al corpicino rannicchiato -in auto, con loro- e "fatto" di Toby, portando a livello di grottesco sublime, la lucidissima "recensione" che il Regista taglia, in prospettiva, sull'intero altro corpo, anti-sociale già in fine anni '60 per metastasi di banalità, mandrillatebalocco e bestemmie, del nostro immondo mondo contemporaneo.
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