Regia di Béla Tarr vedi scheda film
In un paese imprecisato dell'Europa dell'Est, mentre in un bar di ubriaconi sfatti lo smilzo Valuska prova a spiegare visivamente agli altri ignoranti il miracolo dell'eclissi solare - atto simbolico della perfezione in cui ruota l'Universo con le sue leggi precostituite - nel frattempo tra le strade buie e deserte della lugubre citta' arriva un enorme carrozzone che trasporta ed annuncia l'arrivo della balena piu' grande al mondo, che sara' presentata in piazza con uno show che vedra' impegnato anche il Principe.
Curiosita' e sospetto si insinuano immediatamente fra la gente, che non capisce la necessita' di uno spettacolo da baraccone in quel clima di desolazione e anarchia che domina nel Paese, evidentemente allo sbando se piu' neanche luce e riscaldamento funzionano regolarmente.
La superstizione popolare arriva persino ad attribuire la ragione di tutte le sventura a quel bizzarro circo ambulante che raduna molta gente in piazza ma che vede solo Valuska come primo affascinato visitatore del mostro imbalsamato. Intanto il misterioso Principe, di cui si favoleggiano le ridotte dimensioni corporali e la magrezza e che il registra non ci mostra se non nell'ombra e nella voce squillante, comincia a far sentire i suoi folli discorsi e la folla reagisce, distruggendo tutto quel poco che in quel limbo grigio ancora funziona.
Continua con l'abituale maestria l'analisi di Bela Tarr di una nazione devastata e smarrita, di una folla che non nutre piu' speranze, di una natura che sembra eternamente morta, sotto un cielo perennemente bianco-latte che la bella fotografia in bianco e nero rende ancora piu' allarmante.
Se l'universo gira, si muove, evolve, la societa' di Bela Tarr e' immobile, la vita e' senza speranza e senza riscatto, il futuro lasciato in mano a superstizioni popolari.
Troveremo Valuska, nel finale, catatonico in un ospedale, dove riceve la visita dell'intellettuale del villaggio, quello che a meta' film, nello spiegare al giovane la necessita' dell'uomo di creare una armonia artificiale per accordare gli strumenti che renderanno magici i capolavori assoluti della musica, indirettamente finisce per dichiarare che l'uomo tende a sostutuire la natura con la menzogna, creando in tal modo un precedente universale che riguarda tutto l'ordine delle cose, percepito solo parzialmente dall'imperfezione e dalla fragilita' umana.
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