Regia di Béla Tarr vedi scheda film
Andreas Werckmeister fu un musicista e musicologo del periodo barocco, il quale riteneva la musica come l'ultima propaggine di Dio sulla Terra. In quanto tale, tende a riprodurre, con le proprie armonie, l'ordine delle sfere celesti. Su quest'ultimo punto, si può affermare che il regista ungherese Béla Tarr (evidentemente buon profeta, anche per quanto riguarda il presente del suo paese) non la pensi esattamente come il musicista tedesco. Nella sua indagine cinematografica intorno al caos che domina l'universo, Tarr s'imbatte in una balena e in un nano autoproclamatosi principe. Il cetaceo, nella sua gigantesca ieraticità, sta lì immobile e non interessa a nessuno, mentre tutti sono pronti ad accorrere al richiamo di violenza nichilista del nano.
Il sistema celeste, guidato dalla mente di un dio ubriaco, ogni tanto fa corto circuito e produce l'eclisse della ragione. In questi momenti di buio, l'umanità sembra percorsa da una scossa d'irrazionalità. che spinge le folle a commettere gesti di violenza cieca. Per quanto suoni come un ossimoro, è il caos che domina il cosmo.
Pur nella sua indiscutibile originalità, Béla Tarr ci espone le sue teorie pessimiste con uno stile colmo di piani sequenza, secondo un cinema che ha punti di riferimento culturali illustri, da Tarkovskij a Herzog, con qualche somiglianza con Sokurov e un occhio alla lezione della letteratura inquietante di Kafka.
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