Regia di Phillip Noyce vedi scheda film
Lineare, drammatico, vigoroso, alimentato da un fervore civile che commuove senza sentimentalismi o volgari cedimenti, ”La generazione rubata” è un terso e veemente film che utilizza la macchina da presa, i paesaggi desertici e sconfinati, le facce autentiche delle sue giovanissime attrici, la tenacia odiosa del personaggio, realmente esistito, interpretato da Kenneth Branagh (A.O. Neville) per denunciare e obbligare gli australiani a guardare senza mistificazioni e giustificazioni il proprio passato recente, il vergognoso comportamento verso gli aborigeni. Il regista Phillip Noyce (”Sotto il segno del pericolo”, ”Ore dieci calma piatta“, ”Il collezionista di ossa“) è al servizio di questa giusta causa e piazza la cinepresa all’altezza delle tre sorelline, Molly, Gracie e Daisy, che nel 1931, percorrono a piedi centinaia di miglia, lungo la rete di protezione dai conigli selvatici che taglia il Paese da Nord a Sud, per tornare dalla madre. Fino al 1972 i bambini aborigeni di sangue misto sono stati, per legge, sottratti, alle loro famiglie e internati in colonie di rieducazione e preparazione alla loro nuova vita nel mondo dei bianchi. Una forma indecente di eugenetica culturale. Una storia vera di pregiudizi razziali.
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