Regia di Florent-Emilio Siri vedi scheda film
Finire in un vespaio, oltre che un noto modo di dire, è in senso metaforico ciò che accade ai protagonisti di questo film francese; che dimostra, come il genere possa farsi valere anche dinanzi agli occhi dei cinefili più esperti. Dimentichiamoci dunque del cinema fracassone made in USA, qui tutto è più ragionato (per quanto possa permettere la tipologia di film) e le citazioni si sprecano.
Siri con una regia scarna e asciutta dirige accuratamente gli atti che condurranno in un magazzino, il quale sarà sempre più simile a quel nido citato nel titolo: inizialmente attaccati da veri sciami di combattenti (i quali elmi laser assumono una peculiare somiglianza con gli organi visivi dei noti insetti) si finirà persino per creare celle per la propria salvezza e infine a usare il fuoco per estirpare quella dannata infestazione; ma al contrario del regno animale, qui si combatte per motivi diversi. Ad accompagnare dunque sparatorie ben eseguite e violenza calcolata, c'è la solita convivenza forzata tra guardie e ladri a cui Siri ha l'accortezza di aggiungervi dei semplici lavoratori: essi si ritrovano in una situazione più grande di loro, nella quale in uno prevarrà l'altruismo e il coraggio, nell'altro, che apparentemente si mostrava sicuro di sé e amante di sparatorie videoludiche, sarà il più ingenuo e spaventato.
Non è però tanto la trama a colpire nel segno, quanto la realizzazione e il sonoro: l'atmosfera cupa, dove delle inquietanti luci rosse o il sangue che sprizza ovunque sono ciò che meglio si stampa nella mente dello spettatore, letteralmente incollato dal frenetico ritmo che l'opera acquista ad un certo punto. Non vi sono esclusioni di colpi, in questo claustrofobico bozzolo, la bontà è un aggettivo assente da qualsiasi ripresa, anzi, vi è un alto egoismo, non solo nei ladri, ma anche nelle forze dell'ordine, che pur di non consegnare un pericoloso malvivente sono pronti a sacrificare vite umane innocenti. Tutto ciò è apprezzabile, ed è anche una lezione che molti altri film action dovrebbero imparare, dimostrando come ci voglia poco per rendere un film di genere. Il tutto accompagnato da un sonoro travolgente, firmato da Desplat che grazie alle sue partiture minimaliste e un sapiente uso del pianoforte danno una marcia in più al lungometraggio.
Anche la prova attoriale non è male, particolarmente curati sono i movimenti del corpo, riuscendo a creare una dose di realismo niente male anche grazie alla violenza cruda e sanguinosa tipica di Peckinpah. Oppressivo, claustrofobico e devoto a pellicole del genere western, ricordando le famose sequenze ove i criminali del vecchio far west si serravano a contrastare le forze maggiori. In particolare Siri ringrazia Carpenter non solo attraverso similitudini di trama (Distretto 13) ma anche nella messa in scena.
Non si richiedono elevate doti attoriali per un film del genere, ma il regista commette comunque l'errore nello scrivere sceneggiature a volte banali e spesso contenenti un senso epico pressoché inutile (in particolare le scene di dialogo tra Santino e Nasser). Altro problema è un inizio che impiega un po' troppo tempo nell'ingranare una giusta marcia, dove un contatore non basta a mantenere un buon livello di suspance, e nemmeno un mortale personaggio poco utilizzato che appare davvero troppo di rado.
Per nulla pretenzioso, ma ricco di riferimenti e di buona tecnica; grazie alla conoscenza del cinema western e non, Siri dimostra come sia possibile senza cadere nello scontato confezionare un buon film d'azione, politicamente scorretto e con un livello di tensione che il cinema americano ultimamente nemmeno sfiora. Interessante e pregevole.
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