Regia di Florent-Emilio Siri vedi scheda film
Punto primo: il regista Florent-Emilio Siri non è un emulo di Luc Besson. Ha esordito con un dramma sociale sui minatori della Lorena (“Une minute de silence”, inedito da noi) e sembra ispirarsi, per “Nido di vespe”, al cinema “transgenere” di John Carpenter. Un western con la musica di Elmer Bernstein fischiettata in salsa raï da quel satanasso algerino di Samy Naceri, prima che lui e la sua banda di ladri si trovino assediati in un magazzino insieme a una guardia giurata e a tre poliziotti (la Farès per la Francia, Mastandrea per l’Italia, Richard Sammel per la Germania). Fuori, cento albanesi armati fino ai denti. L’eterna dialettica indiani-cowboy, con le brigate della morte che si muovono avvolte nella notte in un piazzale che è luogo senza tempo e senza spazio. Infatti, dopo ore di guerra, non interviene nessuno. Thriller metafisico, diretto con senso della misura e del ritmo, con un gusto per i personaggi che il cinema americano affetto da “insomnia” ha perso per strada. Bravo Mastandrea, che dimostra come in Italia esistano attori adatti al cinema d’azione (vedi Amendola e Asia Argento). Peccato che non esista un cinema d’azione!
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