Regia di Johnny Depp vedi scheda film
Stavolta la dizione tra tranese e livornese avrebbe molto giovato a Riccardo Scamarcio.
Che Johnny Depp sia ritornato alla ribalta come attore e musicista mi fa' solo che piacere.
Come regista, alla sua seconda opera, decisamente meno.
MODI' - TRE GIORNI SULLE ALI DELLA FOLLIA con protagonista un sempre autodoppiato e male Riccardo Scamarcio, che come Amedeo Modigliani livornese doc c'entrerebbe come Tom Cruise nei panni di Che Guevara. Una tanto avvenente quanto composta Luisa Ranieri come locandiera e un quasi fugace, ma intenso Al Pacino come collezionista d'arte.
La storia, ambientata nella Parigi durante la Grande Guerra, riprende tre giorni particolari della vita di Amedeo Modigliani, un pittore e scultore rustico e squattrinato, in preda a scorribande, risse, fuggi fuggi, flirt amorosi, bevute e droghe allucinogene insieme a due suoi cari amici colleghi. Non mancando però di considerare i suoi lavori artistici dove sembrerebbe averne molta più cura rispetto a se stesso, avrà l'occasione di incontrare un committente facoltoso per farne riconoscere il valore, sia intrinseco che monetario.
Dopo un inizio anche parecchio divertente, cattivello e sopra le righe con dei bei movimenti di macchina e scelte stilistiche di fotografia curiose nel bianco e nero d'epoca dove sembrebbero chiare le intenzioni del regista il tutto però andrà sempre di più a calare di ritmo. Capisco il voler passare all'onirico intrinseco per sottolineare il disagio di Modigliani e il suo desiderio di essere un grande artista riconosciuto (cosa che ai posteri è accaduta veramente e molto alla grande), ma i raccordi tra una sequenza e l'altra non sembrerebbero avere una grande forza tale da coinvolgere lo spettatore. Complici anche i vari personaggi che nel loro spessore vanno dal blando a picchi di trash anche genuino, ma che purtroppo non vanno fino in fondo. Lo stesso per Modì, interpretato da un Riccardo Scamarcio quasi fuori parte, con pensieri di morte e gloria e la sua tubercolosi anche comprensibili, ma che creano un malus al ritmo narrativo. Persino la fotografia, soprattutto nelle parti notturne e poco illuminate, non aiuta alla fruizione.
Sia chiaro, ogni tanto la messinscena è buona, soprattutto le parti altamente ironiche e quelle oniriche, anche quelle fotografate col filtro di inizio Novecento con tanto di movimento visibile per fotogrammi. Alcuni discorsi con la sua amica giornalista su l'arte di chi l'arte la fa' e di chi la giudica e le divisioni classiste e razziali sono anche interessanti. Peccato che la storia che collega tali sequenze non lo è altrettanto.
Perlomeno ci si riprende nell'incontro con Al Pacino con un botta e risposta altamente sostanzioso, chiaritore e stavolta coinvolgente, rovinato soltanto dalla voce di Scamarcio. Un finale disfattista, ma anche ricostruttivo. Almeno la storia delle famose teste di Modigliani hanno avuto una decente rappresentazione.
Che dire? Forse forse a Johnny Depp serviva un cast migliore e una mano meno disordinata nel plasmare forma e sostanza. Magari se si identificava nello stesso Modigliani, ma come regista, nel fare l'arte; io avrei optato per Paolo Sorrentino...anche Zeffirelli e Monicelli, ma per loro son pretese fuori tempo massimo.
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