Regia di Luca Barbareschi vedi scheda film
Un’alluvione devasta il Nord. L’esondazione del Po fa danni, esaspera gli animi dei comuni cittadini e scoperchia una fossa di rifiuti tossici. Augusto Viganò (Barbareschi), ambientalista con famiglia più o meno funzionale, blocca il treno su cui viaggia il ministro di turno per verificare l’entità dei danni. Al vivace confronto è presente anche una troupe televisiva. La sua faccia e la sua grinta appaiono telegeniche e qualcuno lo nota. Lo fa contattare, lo candida, lo fa eleggere in Parlamento. Nella Roma degli inciuci, affiancato dal consigliere Orlando Lanzetta (un bravo Rocco Papaleo), apprende i rituali dei potenti e dei peones da commissione e da cena in terrazza. Il signor Viganò non è Mr. Smith e non va a Washington. Arriva a Montecitorio e perde la faccia. Accordi sottobanco, “pianisti”, cavilli, finanziamenti, amanti, sgambetti. Feroce e disilluso atto d’accusa contro i politici e la politica come “sfiducia organizzata”. Il tema non è frequente nel cinema italiano, ma la regia e la sceneggiatura non hanno argini solidi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta