Regia di Petter Næss vedi scheda film
Quando meno te lo aspetti, ecco uno di quei film che ti ricordano la meraviglia del cinema invisibile. Scritto con estrema intelligenza, è un’opera che sorprende per la freschezza e l’originalità.
Quando meno te lo aspetti, ecco uno di quei film che ti ricordano la meraviglia del cinema invisibile. Scritto con estrema intelligenza, è un’opera che sorprende per la freschezza e l’originalità, anche se su un tema ben noto e spesso narrato sugli schermi: quello dei malati di mente fuori dalla clinica. Infatti ci sono un paio di uomini psichicamente instabili ma non pericolosi che vengono autorizzati a vivere in città controllati a distanza solo da un assistente sociale, il quale dovrà quindi stabilire se sono in grado di fare una vita normale e tornare nella società.
Tra la simpatia dei due soggetti, in primis il tizio di cui il titolo, e le azioni che compiono in piena e completa libertà e lontani dalle convenzioni che frenano le cosiddette persone che come me si ritengono normali, si può godere di una storia semplice e bella, istintiva e soprattutto liberatoria. Il divertimento poi viene anche a causa della notevole diversità dei due tipi, Elling e Kjell, sia fisica che di carattere: l’uno sensibile e nevroticamente geloso, piccolo e scattante, l’altro un gigante premuroso e timido - fino a non esprimere neanche il sentimento che prova per la vicina che non aspetta altro - ma profondamente generoso.
Le avventure e le trovate dei due simpaticissimi rendono il film simpatico e divertente, oltre al profumo poetico che lo pervade a più riprese, specialmente nel dolce finale, un film che ingiustamente è rimasto sottotraccia e che meriterebbe maggior visibilità, perché sicuramente piacerebbe a tutti.
Complimenti al regista Petter Næss che ha sapito usare con sapienza il libro di Ingvar Ambjørnsen da cui è stato tratto il film, ma non si può fare a meno di apprezzare il bravissimo Per Christian Ellefsen nei panni di Elling.
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