Regia di Patrick Yau vedi scheda film
Expect The Unexpectedly Bad. A breve distanza da The Longest Nite (altro sopravvalutatissimo film), Yau – con dietro "l'ombra lunga" di To – si cimenta in un secondo maldestro tentativo di costruire un noir "memorabile".
Ma qui di "inatteso" c'è solo il profondissimo tedio che avvolge come una cappa di smog ottundente lo spettatore, posto dinnanzi al triste spettacolo di un film privo di qualsivoglia pathos, suspense, sostanza narrativa, pregnanza. Un film che persino nelle scene d'azione appare stranamente statico, bloccato, bizzarramente "congelato" pur nella superficiale concitazione: in altre parole, le sparatorie e gli inseguimenti in auto ci sono, ma sono talmente barbosi e bacucchi che sinceramente sorprende provengano da un film di Hong Kong (se non altro celeberrima per la qualità delle coreografie dell'azione).
E quel che vi sta in mezzo è – se possibile – perfino peggio: a metà via tra comicità da scuola elementare che al massimo riesce a strappare un sorrisetto a denti stretti; melò da latte alle ginocchia e sberle in faccia per risvegliarsi dallo sbigottimento provocato da sì tanta banalità; momenti “shock” che però non riescono quasi mai a sconvolgere per via della fattura estremamente scadente dell’insieme, che dopo un quarto d’ora perde del ben che minimo interesse.
Si trova scritto da più parti che il genialissimo presupposto del film sarebbe quello di voler rendere conto al cinema della casualità e imprevedibilità dell’esistenza. Ora, a parte il fatto che c’è ben poco di originale in una simile “trovata”, pretendere che questo sia lo “scopo” precipuo di tanto spento e fiacco divagare nonché parlottare pare più che altro la giustificazione in extremis utile allo spettatore adulante esterofilo per rendere ragione, prima di tutto a se stesso, di una tale precarietà di costruzione e realizzazione.
Perché, ancora, Expect The Unexpected è un minestrone di scene girate talvolta maluccio e mancanti di qualunque appiglio: non si arriva mai ad interessarsi minimamente dei personaggi (tratteggiati a dir poco con l’accetta) e di conseguenza pure la tanto decantata sequenza finale lascia sostanzialmente indifferenti (oltre che essere appiccicata lì in maniera alquanto randomica, ad un film che per tutto il resto della durata, per l’appunto, arranca e annoia).
Tirare in ballo Heat – La sfida, Melville, la Nuova Hollywood, proporre artificiosi confronti con quel geniaccio di Woo dai quali Yau uscirebbe a quanto pare addirittura vincitore (!), insomma calare pezzi da novanta nel tentativo di spiegare quanto quest’opera s’inserisca in una simile benemerita e veneranda tradizione del noir è un qualcosa di assolutamente allibente.
Expect The Unexpected non ha nulla di eccezionale (fosse stato prodotto in Europa non se lo sarebbe quasi certamente filato nessuno), non una sola scena d’azione degna di nota, presenta una sceneggiatura talmente esile che la grammatura della carta sulla quale è stampata probabilmente la batte in profondità, una colonna sonora completamente fuori posto (quasi da cartone animato, atta ad evidenziare banalmente certi stacchi con vari TAN! e TADAAN!), una recitazione oscillante tra l’imbambolato e l’esageratamente sopra le righe, una regia stanca e vecchia e una trama trita e ritrita, realistica solo nei più sfrenati sogni dei suoi autori (cosa potrà mai esserci di “realistico” nel vedere dei poliziotti così imbranati che si fanno cogliere sempre e puntualmente di sorpresa; oppure gente a cui hanno sparato tre-quattro-cinque volte che si rialza per fare una strage lo sanno solo certi critici…).
Woo sarà pure barocco in confronto, “irrealistico”, ma The Killer, Bullet in the Head, Hard Boiled ecc. sono filmoni inenarrabili, potenti, coinvolgenti, curatissimi e questo film non li batterebbe neppure nel più scapestrato degli universi ribaltati e paralleli.
Secondo il Mereghetti ci troveremmo però in presenza niente meno di “uno dei noir più originali nella storia del cinema hongkonghese”, “realistico, sotto tono, antiretorico” con intrecci sentimentali “sospesi, pieni di fraintendimenti che li rendono più lancinanti”… Interessante. Interessante, cioè, come un film così artificioso, protratto, esilissimo venga scambiato per “originale”; un film pieno di scarti - peraltro molto altalenanti e raramente convincenti - tra ilarità, violenza anche sanguinaria e crudeltà (vedasi alla voce bambino nella lavatrice) giudicato “sottotono”; e un film tanto incerto e pasticciato, a tratti melenso, nelle scene amorose “lancinante”. Bah. Ennesimi miracoli dell’esotismo? Per intanto, Aspettatevi l’inaspettatamente brutto, altroché. I capolavori qui non sono certo di casa.
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