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Berlinguer - La grande ambizione

Regia di Andrea Segre vedi scheda film

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La recensione su Berlinguer - La grande ambizione

di Andreotti_Ciro
7 stelle

La vita, le idee e le inevitabili paure di un uomo solo al comando del partito comunista più grande del blocco occidentale (con quasi due milioni di iscritti) analizzata in uno dei periodi più lividi della nostra epoca recente e nel centro di una nazione che cercava di capire da quale parte schierarsi; se con gli Stati Uniti, e il blocco occidentale, o con il blocco sovietico, più volte visitato dall'Onorevole Berlinguer nel corso del suo lungo periodo di segretariato.

 

Nel mezzo la vita di un uomo capace di unire alla passione politica totalizzante, la normalità della vita ritirata e in famiglia. Una famiglia composta da tre figlie e un figlio e affidata alle cure di Letizia, la moglie, schiva al punto di sparire dalla visione pubblica.

Il veneziano Andrea Segre, più avvezzo al mondo documentaristico, ma qua al suo quinto lungometraggio, ma al primo film di grande impatto sia in termini di cast, sia di temi trattati; e lo sceneggiatore Marco Pettenello, recuperano molte ore di filmati d'epoca e ricostruiscono alla perfezione il clima che si respirava negli anni di piombo. Svolgendo quasi solamente in interni le riprese e i dialoghi che ci riportano indietro di oltre cinquant'anni, fino a quegli ideali e a quella grande ambizione, storica e mai taciuta, alla quale Berlinguer aveva da sempre lavorato. Ovvero la speranza di creare una vera alternativa, tutta italiana, ai due blocchi politici dell'epoca, vedendo naufragare il proprio sogno nel momento dell'omicidio dell'onorevole Aldo Moro.

 

 

Al centro della narrazione un uomo dedito in maniera ossessiva alla propria missione e contornato da collaboratori, tutti i membri del PCI dell'epoca, fra i quali si possono riconoscere: Francesco Acquaroli, Andrea Pennacchi, Paolo Calabresi, Giorgio Tirabassi rispettivamente nei ruoli di Pietro Ingrao, Luciano Barca, Ugo Pecchioli e Alberto Menichelli. A questi si aggiunge ovviamente Elio Germano, nella parte del protagonista. Tutti quanti capaci di restituire una narrazione divisa per scene e momenti storici debitamente scelti, per dare un quadro d'insieme a chi non poteva essere presente, perché troppo giovane, e a chi dotato di ricordi sbiaditi dai troppi anni trascorsi.

 

 

Nota di evidente merito per Elio Germano, premiato alla Festa del cinema di Roma quale miglior attore, e la cui sovrapposizione con la figura dell’onorevole Berlinguer è perfettamente riuscita. Mentre il resto del cast si limita ad affiancarlo cedendogli lo scettro di protagonista in solitaria.

 

 

Pellicola che piacerà, e molto, a chi ama le rivisitazioni storiche forse di parte, ma ben confezionate seppur ai margini dell'agiografia. Astenersi tutti gli altri.

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