Regia di Andrea Segre vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 19: PROGRESSIVE CINEMA - FILM D'APERTURA
PREMIO "VITTORIO GASSMAN" - MIGLIOR ATTORE A ELIO GERMANO
Mancava proprio una cine biografia su Enrico Berlinguer, il leader storico del partito Comunista Italiano, dopo tutto ciò che è stato fatto per esponenti della politica, industria ed economia italiana raccontati dal cinema in questi anni.
Andrea Segre, valido regista spesso impegnato in campo documentaristico (Molecole del 2020 ha aperto Venezia 2020), lascia da parte l'intimismo che ha caratterizzato buona parte delle sue riuscite pellicole narrative del passato (Io sono Li - 2011, La prima neve, 2013, L'ordine delle cose, 2017) per dedicarsi a raccontare la storia dell'uomo minuto e schivo che con tenacia e convinzione, a furor di popolo, riuscì a conciliare i concetti, da sempre concettualmente considerati antitetici, di socialismo e democrazia, favorendo la nascita di quel tanto dibattuto e contrastato Compromesso Storico, attraverso l'utopia del quale il Partito Comunista sarebbe confluito a partecipare al governo attraverso una grande coalizione nel nome del cosiddetto consociativismo.
La storia di Berlinguer che Segre ci propone inizia dal '73, col viaggio a Sofia conclusosi con un tragico incidente sospetto, al successo per la difesa della legge sul divorzio che si oppose al referendum abrogativo promosso dalla bigotta DC di Fanfani, al progetto più azzardato e rischioso di un partito comunista che uscisse dai pesanti condizionamenti di un Urss ingombrante e soverchiante per pensare più concretamente alla condizione operaia e ai limiti di un capitalismo ingordo e senza freni.
Fino alle stragi delle BR e al rapimento di Moro con il suo tragico epilogo.
Quello di Andrea Segre, coerentemente scelto dai selezionatori romani come film di apertura della Festa romana numero 19, si conferma quello che appariva già sulla carta: un film necessario, doveroso, importante, ma soprattutto ben scritto e girato con cura, in grado di restituire i tratti morali, umani e la visione strategica di un grande uomo politico.
Tutto ciò senza perdere di vista l'individuo nelle sue caratteristiche più intime di marito amorevole e padre sensibile, amante del mare, della barca a vela e della sua ventosa e ammaliante Stintino delle uscite in barca fuori stagione turistica.
La forza del film sta anche nella scelta di un cast coeso ed azzeccato, entro cui Elio Germano (attorniato da grandi nomi come Roberto Citran nel ruolo di Moro, Piero Piero non in quello di Andreotti, Fabrizia Sacchi in quello di Nilde Iotti, per citarne qualcuno) si distingue fornendo un'altra sua prova di grande spessore e raffinatezza recitativa, aderendo in modo naturale e mai forzato alle caratteristiche più note ed evidenti che hanno sempre tratteggiato il celebre ed amato leader politico italiano con una naturalezza che lascia positivamente stupiti.
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