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Diva Futura

Regia di Giulia Louise Steigerwalt vedi scheda film

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La recensione su Diva Futura

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: DIVA FUTURA

Con Diva Futura, alla sua opera seconda possiamo tranquillamente dire che finalmente il cinema italiano ha quella regista donna, quello sguardo femminile che tanto mancava.

Giulia Louise Steigerwalt, forte del suo essere una sceneggiatrice di ferro, adesso dimostra mano saldissima anche dietro la macchina da presa, già David di Donatello per la migliore Opera Prima con Settembre qui fa un salto in avanti di quelli rischiosi.

Con Diva Futura non solo racconta la storia della famosa agenzia fondata da Riccardo Schicchi e che è diventato il simbolo del cinema porno italiano degli anni 90:

Il film racconta un’epoca, una certa Italia bigotta all’apparenza e pruriginosa nella realtà, un film altamente politico e rivoluzionario che parla del sogno di un uomo che è rimasto quel bambino che ammirava col suo binocolo le sue vicine di casa e che nonostante tutto il bullismo che ha dovuto subire è rimasto saldo in piedi a lottare per il suo progetto “Amorale ma mai immorale”.

Partendo dal libro memoria della giornalista Debora Attanasio che quegli anni li ha vissuti in prima persona perché per 9 anni è stata la segretaria factotum di quel mondo realmente “Arcobaleno” fatto di pistole ad acqua, gadget imbarazzanti, gatti, pitoni e tantissima gioia di vivere, Giulia Steigerwalt ci racconta una storia “Non Lineare” attraverso i punti di vista dei 5 protagonisti che sconvolsero totalmente gli usi e costumi degli italiani.

Un’Italia fortemente segnata dalla cultura cattolica democristiana che sequestra giornali dalle edicole, chiude cinema e locali a luci rosse in nome del falso moralismo tuttora presente in questa nazione un po’ meloniana e un po’ schleiniana.

Il Diva Futura di Giulia Steigerwalt è un film fortemente femminista, nel senso più alto del termine.

Cicciolina, Moana Pozzi ed Eva Henger sono tre donne determinate e decisamente troppo forti rispetto l’ambiente che le circonda. Hanno lottato contro tutto e tutti per far capire non erano solamente un corpo che fa eccitare e una Fi*a o un C++o da violare.

Sono riuscite ad entrare in Parlamento, a sfidare Rutelli e Fini per diventare Sindaco di Roma, erano viste da 9 milioni di italiani mentre ballavano col Gabibbo. Ma contemporaneamente sono rimaste imprigionate e vittime di quel mondo che hanno contribuito a creare perché essere attrici porno ti lascia addosso quelle stigmate di Lettera Scarlatta che non ti togli più.

Riccardo Schicchi è il vero uomo che ama le donne, un uomo che le lasciava libere di decidere e anche di sbagliare, un uomo che per amore di sua moglie chiama Franco Miseria e Carlo Rustichelli per le scenografie e la colonna sonora del suo primo film porno.

Debora Attanasio è la persona che non giudica, che per necessita entra in un mondo totalmente estraneo ma ne amerà l’umanità che gli altri non vedono. Quei 9 anni saranno fondamentali perché ne uscirà una persona migliore che non dipenderà dal pregiudizio di nessuno tutto rappresentato dagli occhi della bravissima Barbara Ronchi.

Giulia Steigerwalt racconta tutto questo caleidoscopio di situazioni riuscendo ad alternare il tono di commedia pop a scene che sono dei veri cazzotti sulla bocca dello stomaco che ti portano all’inevitabile lacrima. Da vedere l’ultimo film girato da Moana Pozzi prima di morire per capire il martirio che ha colpito non solo l’attrice ma soprattutto la “Donna Moana”.

Il cast è perfetto ad entrare nei personaggi cogliendone l’anima e lo spirito libero di quegli anni con un Pietro Castellitto strepitoso nel rappresentare questo bambino incastrato in un corpo di un uomo che soffia come un gatto per difendersi dal male che lo circonda e un team di attrici bravissime a rappresentare la fierezza e la dignità di essere una pornostar (Denise Capezza una Moana da colpo nel cuore, Tesa Litvan una battagliera Eva  e LidijaKordic una forte e fragile Cicciolina.

Giulia Steigerwalt vince alla grande il derby con il marito Matteo Rovere, regista di Supersex, regalandoci una favola amara decisamente imperfetta ma incredibilmente centrata.

Voto 7

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