Regia di Stanley Donen vedi scheda film
Per lo spettatore che ama il cinema, la gioia più grande non è vedere i film segnati nel listone dei capolavori assoluti della storia del cinema nei dizionari omonimi (è troppo facile decantare con scarsa originalità le lodi di film come Quarto Potere o Viale del Tramonto; d'altronde dopo decenni di dibattito critico, che potresti dire di nuovo? Penso nulla); la felicità più grande è scovare film che per ignoranza critica o per altri motivi, sono per lo più trascurati ed inosservati e scoprire in essi dei capolavori nascosti che con sommo gaudio finisci con il restituire alla storia del cinema.
Il caso sopra riportato riguarda il film in questione, Due per la Strada di Stanley Donen (1967) che inspiegabilmente nonostante la sua evidente e palese qualità, è perennemmente oscurato da film più famosi di quell'annata come Ganster Story di Arthur Penn o Il Laureato di Mike Nichols, quando in realtà è un capolavoro assoluto del regista Stanley Donen, il suo secondo dopo Cantando Sotto la Pioggia (1952).
Il genere sentimentale Raramente un film riesce a trasmettere una quantità multiforme di sensazioni ed emozioni nello spettatore: Si lacrima se non si piange addirittura in un paio di scene, ci si commuove, ci si diverte (una marea di risate; Finney + Hepburn spaccano insieme), ci si rilassa etc... ma sopratutto è un'opera che fà riflettere. La pellicola unisce un pò Viaggio in Italia di Rossellini (1954), film on the road sul cambiamento cone Il Sorpasso di Dino Risi (1963), influssi evidenti dalla nouvelle vague (Alain Reisnas più di tutti) e del free cinema inglese fusi al classicismo americano. E' un film che nonostante la sua apparente patina di leggerezza, risulta essere profondamente adulto non concedendo nulla al pubblico giovanile contestatario dell'epoca (il film fu un flop al botteghino negli USA, mentre in Europa andò invece molto bene e vinse anche il premio principale al Festival di San Sebastian).
La storia del film è molto semplice; Joana (Audrey Hepburn) e Mark (Albert Finney), sono una coppia di coniugi inglesi sposati da ben 12 anni. Durante la durata della pellicola assistiamo alla nascita e al progressivo sfiorire del loro matrimonio, percorrendo con loro sempre il medesimo viaggio sulle strade della campagna francese.
In sostanza è una commedia romantica che sceglie di narrare della vita di coppia; all'apparenza nulla di troppo originale, ma la forza di Due per la Strada a distanza di oltre 50 anni, è dovuta in primis alla sua interessante quanto giustificata struttura narrativa (a mo di flusso di coscienza), fatta di flashback e flashforward (abbiamo ben 6 piani temporali differenti), che mostrano 12 anni di vita di questa coppia (il montaggio quasi proustiano fà molto uso delle associazioni emotive e d'immagini nel raccordare le verie scene... molto psicanalitico come stratagemma, nonostante il personaggio dello psicologo anti-comunista venga preso giustamente per il culo nel film).
Assistiamo alla vita di una coppia che s'è conosciuta per puro caso, dopo una settimana trascorsa insieme decide follemente di sposarsi e dopo tanti anni forse paga la scelta avventata di quella decisione ed infatti, li ritroviamo anni dopo seduti ad un tavolo del ristorante, dove non hanno più un cavolo da dirsi.
Grandissimo merito và dato alla sceneggiatura del kubrickiano Frederich Raphaels (che aiuterà il maestro con Eyes Wide Shut nel 1999), che non solo si avvale di un'innovativa non linearità narrativa (per il genere romantico è inedita come scelta e i pochi altri film che l'avevano usata in precedenza come Quarto Potere o Rapina a Mano Armata, non raggiungono minimamente le estreme conseguenze frammentarie di tale tecnica sceneggiativa), ma fà uso anche di dialoghi sopraffini, semplici, quotidiani, ma al contempo tremendamente profondi da far star male certe volte per via del forte umorismo caustico tipicamente inglese;
"Che tipo di gente è quella che sta seduta al ristorante senza parlare?"
"La gente sposata!".
In un primo momento lo spettatore ride per l'irriverenza geniale di questo scambio di battute ma pochi minuti dopo, rivedendo la stessa situazione nel presente, capisce che in quel dialogo c'è la morte di ogni sentimento. E' un'artifizio narrativo di cui il film fà largo uso in tutta la sua durata; ed è un espediente geniale poichè la medesima situazione vissuta in momenti diversi porta ad avere reazioni diverse nel corso del tempo. Due per la Strada è una pellicola irriverente contro l'istituzione del matrimonio, che pretende amore eterno come se gli esseri umani fossero costretti a recitare in forme fisse una farsa lunga una vita. C'è tutta un'analisi da parte del regista dietro a quel "e vissero felici e contenti", che non è un punto di arrivo, ma di partenza ed esso deve essere guadagnato duramente giorno per giorno, altrimenti il tutto diviene una farsa illusoria in cui gli esseri umani beatamente si crogiolano e poi risultano totalmente incapaci di affrontare le difficoltà esterne che minano la loro unione, la prima delle quali è sicuramente quella a cui ogni coppia sposata subito anela, ma finisce con l'essere fatale molto spesso; il benessere economico. In effeti la reazione anti-capitalista di Donen risulta molto forte e qua il discorso si fà esplicito. I nostri due protagonisti più si arricchiscono, più avanzano socialmente (La MG, poi la Mercedes, gli abiti eleganti e alla moda di lei etc...) e più finiscono con il detestarsi cordialmente l'uno con l'altro, tanto che ad inizio film li troviamo seduti in aereo con un sediolino vuoto tra loro... evidente segnale di una totale freddezza emotiva tra i due. Coerentemente con tutto questo, anche il romanticismo nel film è espresso in modo assolutamente non melenso e né stucchevole, ma viene veicolato in modo assolutamente naturale quanto sincero. Ottimo contribuire a far scoccare la scintilla tra i due protagonisti facendoli sedere al tavolo e specchiarsi negli occhi dell'altro, perché a mio modo di vedere in tali film meno si parla (e sopratutto si pronuncia la parola amore che deve avere un forte peso specifico) e meglio è, visto che risulta molto facile scadere di brutto se non si è capaci nel gestire certe cose.
A Mark (Albert Finney), oramai gliene frega poco o nulla di proseguire questa recita, ma forse sotto il suo cinico affarismo ama ancora sua moglie per cui ha fatto molte rinuncie; mentre Joanna (Audrey Hepburn), è si incline al perdono e sempre pronta a lottare per mantenere in vita questo matrimonio che sta naufragando, ma vive in un'eterna illusione di felicità dando per scontato il matrimonio. Il sesso da piacere, oramai è divenuto mero atto meccanico (devastante la sequenza dove con un Dolly dall'alto verso il basso nella stanza da letto dei due, vediamo proiettata la luce sul volto di Joanna e scorgiamo che i suoi occhi sono spenti e persi nel vuoto. Il sesso non sà più di nulla e non è quello che potrà risolvere gli enormi problemi che vi sono tra i due).
A differenza di molti film sentimentali, qui l'argomento sesso ha grande importanza. Non solo ne fanno molto, ma è anche interessante vedere come l'approccio ad esso vari con lo scorrere del tempo e la crescita dei nostri due protagonisti. Se inizialmente i nostri due protagonisti lo praticano con ingenua giocosità e poi nel corso degli anni pensano di risolvere le loro incomprensioni e divergenze con una scopata, quando poi certi problemi si fanno palesemente tangibili, il sesso non serve praticamente a nulla (che stupidi ingenui a pensare di risolvere tutto con esso).
Molti meriti sono anche attribuibili a Stanley Donen, che con questo film firma la sua miglior regia (e forse il film). Numerosi sono gli estri registici come il litigio della coppia che guardano all'interno di un bar al quale vengono successivamente sovrapposte le loro voci,la lettera di Mark in cui racconta del suo amore per Joanna mentre sullo sfondo scorrono le immagini della sua scappatella extraconiugale o lo scorrimento veloce della visita a Chantilly, senza contare che riesce a non essere mai melenso e mai falso nelle scene più intime tra i due protagonisti. Si può dire che Stanley Donen lo dirige come se fosse un musical, cambiando tono e emozioni in modo multiforme e coerente a seconda dell'occasione. In tutto questo c'è da dire che ha scelto due magnifici attori; in primis Albert Finney (attore cardine del free cinema inglese e fortemente anti-sistema), il quale rende perfettamente questo personaggio guascone, un pò immaturo (a dispetto della stabilità professionale raggiunta, non sembra amare le responsabilità del matrimonio), cinico, ma sotto sotto ancora capace di trovare dei sentimenti verso sua moglie (non fa rimpiangere di essere stata la terza scelta dopo i rifiuti di Paul Newman e Michael Caine). Finney dimostra di avere notevoli doti recitative, ma il fatto che aiuta maggiormente la riuscita della pellicola è il suo non essere un divo; perchè, anche se aiutato da una scenegiatura che dà un insolito spessore alla figura maschile (cosa di solito trascurata dai film sentimentali), riesce pienamente a rendere con fare umano anche i momenti più tesi della relazione (basta vedere come gestisce bene la rabbia in una scena di litigio coniugale in camera da letto); in sostanza Finney appartiene ad una generazione di attori oramai scomparsa, uno che sputa sangue ogni giorno per essere un attore sempre più perfetto. Per quanto concerne la controparte femminile beh... Donen sceglie di schierare le armi pesanti, cioè Audrey Hepburn. Su di lei che cacchio devo dire? Quest'attrice nei film romantici ci trova alla grande; ironica, dolce, sensibile e tremendamente umana; se Welles mi consente una citazione dal suo personaggio nella Ricotta di Pasolini dove gli viene chiesto di definire Fellini; beh... si può dire che ella danza tra le varie scene del film, riuscendo a conferire al suo personaggio (e far recepire allo spettatore) una multiforme gamma espressiva anche nella stessa scena; le Vacanze romane sono finite da un pezzo, e oramai il personaggio si è evoluto e portato definitivamente a maturazione. Questa è la miglior perfomance di tutta la carriera del'attrice. Joanna é una donna idealista, fragile, dolce (quello sguardo che adopera quando è seduta al tavolino di un piccolo bar farebbe innamorare chiunque, perchè è rarissimo vedere un'espressività tanto delicata e profonda allo stesso tempo), ma che da queste apparenti debolezze trae la forza umana necessaria per avere la necessaria determinazione nel portare avanti un matrimonio che sembra naufragare giorno dopo giorno. In sostanza è la donna più sensibile e gentile del mondo, ma al contempo anche una delle più testarde e volitivamente forti che vi siano mai state e per di più per la prima volta soggetta alla caduta nell'errore, ma essendo colma di umanità, ha l'umiltà di ritornare indietro sui propri passi e chiedere scusa.
Da sottolineare la colonna sonora jazz di Henry Mancini struggente e passionale (che il compositore considerava il suo apice compositivo), e la meravigliosa fotografia soleggiata e luminosa senza mai diventare una cartolina della Francia. Senza contare che il DOP Christopher Challis, riesca nella difficile impresa di far amalgamare cromaticamente i vestiti dell'attrice protagonista con tutti gli elementi che le sono intorno.
L'elemento della strada (tema in comune a tanti film del 1967...) è un luogo dove peregrinare, ritrovare ricordi piacevoli e ripassare i propri valori per poter andare necessariamente avanti. L'unica possibilità che hanno i nostri due protagonisti per restare insieme quindi, è quello di riplasmare la loro visione dell'amore e portarla ad un livello più adulto e consapevole.
Quindi che posso dire in conclusione? E' un vero e proprio capolavoro assoluto; profondo, riflessivo, leggero, ironico e chi più ne ha e più ne metta; concettualmente all'avanguardia per l'epoca (e se uscisse oggi sarebbe lo stesso moderno perchè non è datato per nulla) e chi non l'apprezza mi spiace, ma dimostra di non avere alcuna sensibilità e farebbe bene a dedicarsi ad altre passioni. Nonostante la scarsa conoscenza di esso da parte del pubblico cinefilo, è indiscutibile la portata innovativa, poichè ogni film sentimentale successivo di qualità (Io e Annie di Allen o i più recenti Eternal Sunshine di Gondry e 500 Giorni insieme di Webb) praticamente nella struttura narrativa o nell'approccio psicanalitico, volente o nolente, s'è rifatto ad esso. All'epoca il film fu un flop, alcuni critici come Crowther (che lo definì "matrimonio trash") e Kael (che ha preso l'ennesima cantonata da aggiungere alla sua lunga lista) lo attaccarono per il ritratto poco lusinghiero che veniva fatto della coppia di coniugi americana (la cui descrizione è corretta invece). La pellicola venne candidata agli oscar per la sola sceneggiatura originale (che perse contro Indovina chi viene a Cena... no comment), mentre Audrey Hepburn venne nominata per l'altro suo film di quell'anno, Gli Occhi della Notte (film drammatico, lei interpreta una donna cieca, il film incassò molto bene... l'academy in modo molto lungimirante naturalmente quale delle due perfomance poteva mai nominare!). Per quanto concerne invece le valutazioni odierne, Mereghetti gli affibia un 3 stelline, mentre Morandini pur lamentandosi di qualche virtuosismo di troppo è più entusiata conferendo al film 4 stelline e negli USA Roger Ebert gli assegna anche lui 4 stelline .
Concludo dicendo che è un film che consiglio a tutti e vi dirò che sicuramente non ho reso giustizia ad un simile capolavoro, poichè avendo soli 25 anni ovviamente non sono sposato e non ho quindi una relazione duratura stabile paragonabile a quella dei protagonisti, quindi per forza di cose manca l'elemento fondamentale per poter capire l'essenza profonda di questo film... chissà magari tra un decennio o due quando lo rivedrò eventualmente sposato (spero) che effetto mi farà.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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