Regia di Chris Sanders vedi scheda film
Ultimo tassello di un lungo percorso, iniziato a fine anni’90 con Z la formica, Il principe d'Egitto e La strada per El Dorado, che ha portato la Dreamworks Animation a essere, oltre alla giapponese Ghibli, l’unica alternativa (occidentale) allo strapotere Disney & Pixar (Illuminations e Sony Animation dovevano ancora arrivare) e continuato poi con opere di enorme successo come Dragon Trainer o Kung Fu Panda, Il robot selvaggio è l’adattamento dell’omonimo, amatissimo, e pluripremiato bestseller del New York Times scritto da Peter Brown, il primo di una trilogia illustrata (che, a questo punto, è ovvio di aspettarci che venga portato sul grande schermo nella sua completezza), una favola ambientalista sul rapporto tra natura e tecnologia e un insolito film d'animazione in CGI con uno stile di disegno digitale iper-definito, leggermente sfocato e applicando colori dai contorni tondeggianti, creando così immagini pittoriche che guardano all'impressionismo, e capace di unire la freddezza della tecnologia al calore dei sentimenti, certamente più affascinante dell'odierno film animato.
Non siamo probabilmente al livello delle spregiudicate innovazioni di Spider-Man - Un nuovo universo ma solo perché l’ispirazione non è quella hip hop e ipercinetica del fumetto quanto quella, morbida nel disegno e nei colori, di una fiaba illustrata per bambini.
A dirigere il film lo stile inconfondibile di Chris Sanders, anche sceneggiatore, autore dei più bei classici Disney anni ’90 (La Bella e la Bestia, Aladdin, Il Re Leone, Lilo & Stich e Mulan), e in grado di raccontare bilanciando da par suo dramma e umorismo, a volte anche in modo spiazzante, e rendendo le sue opere facilmente appetibili sia agli adulti che ai bambini.
Sanders ha infatti l’innata capacità di parlare con rispetto anche ai più giovani, senza nascondergli, o edulcorarne, gli aspetti più scomodi come il fatto che la morte sia parte integrante della vita e che questo sia un passaggio ineluttabile per un ciclo naturale che si rinnova continuamente.
“Serve un villaggio per crescere un bambino” Proverbio africano
Ne deriva un’affascinante epopea post-umana grazie anche alla costante sperimentazione della DreamWorks, che si spinge ulteriormente verso l’unione di forma e di contenuti, adattando all’animazione digitale una veste quasi pittorica, ispirata in parte alle stesse illustrazioni del romanzo ed opera dello stesso Brown e dall’altra dal tratto frastagliato dell’impressionismo e che dona alla pellicola calore ed emozione per una caratterizzazione davvero unica e originale.
VOTO: 8
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