La recensione su The Crow

di ANdaMI

3 stelle

Un film che malfunziona in tutto.

A distanza di trent'anni precisi dal celebre cult degli anni Novanta con Brandon Lee (la cui morte rese ancora più popolare, seppur tristemente, il film di Alex Proyas), arriva nelle sale un nuovo adattamento dell'omonimo fumetto di James O'Barr, nonché reboot ufficiale della saga cinematografica de Il corvo. Il film vede Bill Skasgard interpretare Eric, un giovane disadattato rinchiuso in un centro di riabilitazione, che per come è rappresentato sembra però più un gulag. Un bel giorno, il tatuato protagonista incontra Shelly (impersonata dalla cantante FKA Twigs), brava ragazza ma dal passato oscuro che si è fatta internare per sfuggire ad un losco figuro di nome Roeg (Danny Huston). Eric e Shelly si innamorano e decidono di evadere insieme. Dopo giorni felici passati a bere, drogarsi e fare festa fino all'alba, i due vengono scovati e uccisi dagli spietati uomini di Roeg. Tuttavia, a Eric viene offerta la possibilità di tornare in vita per vendicarsi e "sistemare le cose". Inizia così la leggenda oscura del Corvo.

La regia della pellicola porta la firma di Rupert Sanders, qui al suo terzo lavoro dopo Biancaneve e il cacciatore del 2012 e il Ghost in the Shell del 2017. La sceneggiatura è stata scritta a quattro mani da Zach Baylin e William J. Schneider.

Nessuno sentiva davvero la necessità di questo reboot e certamente nessuno credeva che sarebbe mai stato all'altezza del film del 1994. Ma ormai si sa, stiamo vivendo in un periodo in cui il cinema americano si impegna a riportare in vita le vecchie glorie e nessun'opera, per quanto iconica, può sfuggire a questa operazione cine-archeologica. Eppure, c'è modo e modo di fare reboot. La qualità, anche se non eccelsa, dovrebbe comunque essere sempre perseguita. Ma non è questo il caso, purtroppo.

Sanders porta sullo schermo una love story moscia, che non fa né commuovere né eccitare. E dire che la messa in scena fa di tutto per sessualizzare i corpi dei protagonisti, soprattutto quello di Skasgard, perennemente a petto nudo e con i tatuaggi ben in mostra. Le scene di interazione tra i due innamorati sembrano uscite direttamente dal videoclip patinato di un trapper qualsiasi e i dialoghi che si scambiano Eric e Shelly ricordano quelli di due ragazzini alle prime armi. Il che andrebbe bene per un teen movie, non certo per un'opera dark quale vorrebbe essere questo The Crow. Gli stessi personaggi sono poi mosci, soprattutto Eric. Il nostro eroe maledetto è fondamentalmente uno sfigato, incapace dall'inizio fino ai tre quarti del film. Solo verso il finale tira fuori il carisma, quando ormai ha perso ogni chance di rivalutazione. Il cattivo di Danny Huston non sa poi di nulla. Non è abbastanza crudele, non è abbastanza spaventoso e, più in generale, non è abbastanza interessante. Non parliamo poi della sua assistente, interpretata da Laura Birn, poco più che un'ombra inconsistente.

Il film è davvero noioso, incapace di suscitare attrattiva o semplice curiosità. Aggiungiamoci poi che tutta la questione del ritorno dal mondo dei morti è controversa e cervellotica ed ecco che il gioco è fatto (male). L'unica parte del film degna di "merito" sono i cupi titoli di testa e il massacro finale, in cui il buon Eric sfoggerà le sue abilità di immortale. Peccato che gli effetti visivi risultino assai finti. La regia di Sanders è sufficiente ma non memorabile, mentre la fotografia non è poi tanto male. Le musiche non sono da buttar via ma non aspettatevi nulla di simile al film con Brandon Lee.

The Crow è una pellicola che esce distrutta dal confronto con il film originale degli anni Novanta (si sa che la gente tende a fare paragoni, anche giustamente a volte) e che, anche se considerata singolarmente, non è altro che tempo sprecato.

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