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The Crow

Regia di Rupert Sanders vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su The Crow

di Marco Poggi
3 stelle

Remake vero e proprio del film "IL CORVO", di Alex Proyas, dove al posto dello sfortunato, ma bravissimo Brandon Lee, c'è il tatuato Bill Skarsgård di "IT PARTE 1 E 2", che fa il verso a sé stesso. Troppo spazio alla storia d'amore fra Eric e Shelley e affrettata vendetta finale, che sfocia nella violenza e nello splatter gratuito.

 Il film, prima di arrivare al sodo, allunga il prologo, che racconta la storia d'amore fra Eric (qui solo un ragazzo disadattato e iper-tatuato, che fa strani sogni  - cavalli bianchi uccisi da fili spinati - e che troviamo, nelle prime scene del film, in un centro di recupero-prigione, per spacciatori e tossico-dipendenti) e Shelley (una ragazza nera, a cui piaceva fare musica, ma ha smesso perché  ha incontrato e frequentato gente sbagliata, tanto che crede che andare dietro le sbarre, la possa aiutare a sfuggiure dai suoi inseguitori) dalla prima volta che si conoscono e si amano fino all'agguato ai loro danni, che li porterà alla morte (e tutto per un video scottante che compare nello smartphone di Shelley) e a Eric che rinasce come spirito di vendetta. Bill Skarsgård e Danny Huston sono grandi attori, ma come buono (si fa per dire) e cattivo della situazione sono entrambi fuori posto; un prodotto malfatto e mal diretto che sfocia troppo tardi nell'horror e nello splatter gratuito. Pessime le musiche. Se c'è humor nero, in questa quarta, o quinta trasposizione, tratta dai fumetti di Jams O'Barr  (la prima che, però, può dirsi un remake a tutto tondo, del film di Alex Proyas, con Brandon Lee) non si percipisce dalla trama in sé, ma dalle situazioni esagerate e dal fatto che al posto della "solita" banda di balordi, ci sia una specie di setta satanica, comandata da un vampiro (Huston), che è l'anti Top Dollar per eccellenza (troppo di classe e borghese - va a gustarsi concerti e le opere in teatro, fa anche poco il vampiro, anche se spinge le sue vittime al suicidio, sussurrando qualcosa all'oreccho e togliendo loro la volontà -), circondato solo da normali guardie del corpo e da una donna, che funge da intermediaria. Abbiamo mezzo film, forse, inutle, era preferibile vedere, ancora una volta, la love story fra Shelley e Eric in flashback, concentradosi da subito nella vendetta del Corvo Eric, che qui rinasce non una ma due volte, perché prima di arrivare alle cattive,  le busca ancora dai cattivi. C'è anche l'assenza di comprimari importanti (esclusi due "amici" di Shelley, la madre di lei e la guida di Eric nel mondo dell'aldilà), che pesa sul film. I due sono solo due ragazzi  disadattati in fuga, acchiappati dai cattivi e uccisi, la musicante fra i due è, stavolta, Shelley (interpretata da una  vera cantante nera, lontana dalla bionda angelica, amata dal compianto Brandon Lee, ma può andare lo stesso), l'amore che li lega è sempre intenso, ma non ci sono più messaggi anti-droga, come nel capostipite/originale, né tantomeno musiche e canzoni indimenticabili. Eric trasfomato (troppo tardi) in un samurai alla John Wick non convince, benché l'elemento fantasy stia nel vampiro cattivo, i sogni e i disegni strani di Eric e la guida dell'Aldilà, che spinge il nostro a tornare in vita e raddrizzare i torti. L'unica cosa che accomuna  l'iper-tatuato Eric di  Bill Skarsgård al rockettaro assetato di vendetta di Brandon Lee è che entrambi sono i figli di due attori molto amati, anche se di estrazione diversa.  Francamente, preferisco Brandon, anche se si notava che la sua interpretazione era sopra le righe, ma la sua tragedia (anche umana, oltre che in scena), unita all'umanità e allo humor nero era più contagiosa. Film bocciato.  

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