Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Fine Seicento, in un paese spagnolo detta legge il crudele e avido Don Luis. L'insurrezione contro di lui sarà guidata da un eroe mascherato e sconosciuto.
Nessun effetto speciale, modesto mestiere, budget piuttosto limitato: L'invincibile cavaliere mascherato altro non è se non uno fra i tanti titoli avventurosi in costume (fra cappa & spada, territorio in cui ci troviamo qui, mitologici e sandaloni vari) che fra la fine degli anni Cinquanta e la metà dei Sessanta imperversavano nelle sale italiane. Quando ancora il cinema era un'industria, insomma, e c'era posto per titoli di serie A, B, C e così via fino alla Z. Qui non siamo nelle ultime serie, ma a cavallo fra B e C, diciamo così. Umberto Lenzi era un giovane regista - poco più che trentenne, classe 1931 - che stava facendosi le ossa girando senza soluzione di continuità lavorucci di esile stampo come questo, destinati a un pubblico facile ad accontentarsi; nel quinquennio successivo (1962-66) l'attendibile Imdb.com segnala qualcosa come 16 (!) regie a sua firma. Si capisce che, dove la quantità la fa da padrone, la qualità scarseggia; ma il sopra citato mestiere non manca, nè a Lenzi nè ai suoi interpreti, fra cui possiamo annoverare Massimo Serato, Daniele Vargas, Helene Chanel, Pierre Brice, Aldo Bufi Landi e Tullio Altamura. Il risultato nel complesso 'si lascia guardare', compensando nel ritmo e nell'azione ciò che la banalità della trama e il suo svolgimento piatto, evidentemente e forzatamente improntato al lieto fine più prevedibile, non possono dare al pubblico; la sceneggiatura è opera di Gino De Santis, Guido Malatesta, Luciano Martino e del regista; coproduzione italo-francese distribuita anche in Germania, con il curioso titolo di Robin Hood in der Stadt des Todes (Robin Hood nella città della morte). 3/10.
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