Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Morta Maria Braun, la Germania Federale è fatta e bisogna fare i Tedeschi occidentali nonché cominciare a lottizzare il nuovo Stato. Il “miracolo di Berna” è ormai storia, non solo sportiva, e il miracolo economico tedesco è in piena espansione, il che comporta l’affermazione sociale di squali dell’edilizia spericolata come lo Schuckert (Adorf) di questo film. I nuovi bei marconi della RFT serviranno a tacitare “le anime belle, le figurine da presepe” (per dirla con il Botero del “Portaborse”), come l’assessore – ma sembra più un dirigente comunale – Von Boehn (Müller-Stahl) e gli agitatori politici come l’impiegato Esslin (Fuchs). E se non bastassero gli sghei, allora lo si farà con la Bernarda, intesa come bernarda (Sukowa). Per descrivere la Germania, quella che conta, non il satellite fantoccio ulbrichtiano, Fassbinder non ha più bisogno della metafora: è già tutto abbastanza chiaro, come dimostra, in “Lola”, il personaggio meno ambiguo di tutti, lo Schuckert, che ostenta la chiarezza dei propri soldi in maniera talmente non ipocrita da risultare quasi simpatico, ed in fondo è l’unico personaggio che, in quanto corruttore, non è corrotto. Nonostante qualche piccola caduta di tono, che non rende questo film altrettanto efficace dei suoi predecessori, è figurativamente affascinante, ben recitato, e, alla fine, si risolve in una riuscita miscela dell’”Angelo azzurro” di Sternberg con “Le mani sulla città” di Rosi.
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