Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Commedia nera nel significato critico dei meccanismi economici e politici, nella rappresentazione dei compromessi, degli accordi taciti, necessari o inevitabili o soggioganti, nera ma coloratissima nella forma, tanto che pare quasi un film di P. Almodovar, dalla fotografia abbagliante costruita su macchie di colore piatto e intenso accostate in modo artificioso, pop e quasi espressionisticamente kitsch. Fassbinder ritrae il dopoguerra in ricostruzione ma sempre con gli stessi difetti della corruzione che si ripete. Sesso e amore sono una gran bella cosa, ma vengono snaturati dal rapporto distorto col denaro: il mestiere più vecchio del mondo è in stretto rapporto con la malattia più antica, appunto la febbre dei soldi, del guadagno a tutti i costi e del prestigio. Non si salva nessuno alla fine, vince il raziocinio compromettente contro la debolezza dei sentimenti, il tono è lucido ma a volte persino spiritoso. Attori ottimi su cui primeggia un M. Adorf eccellente in un ruolo volgare e strafottente ma in fondo non cattivo, solo profittatore e avvoltoio. 8
Grande
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