Regia di Enzo Monteleone vedi scheda film
1942, nel nord dell'Africa imperversano gli scontri bellici fra tedeschi e inglesi. Gli italiani, alleati dei primi, arrivano malvolentieri e combattono nei pressi di El Alamein con pochi e mediocri mezzi; fra loro c'è anche uno studente arruolatosi volontario.
Monteleone esordì negli anni Ottanta come sceneggiatore - fra gli altri, per Salvatores e Mazzacurati - e passò alla regia solamente nel decennio successivo, dimostrando discrete capacità tecniche e una buona disposizione 'artistica', verso opere atipiche per il nostro cinema (La vera vita di Antonio H., Ormai è fatta!). Con questo El Alamein - La linea del fuoco, il Nostro arriva alla prova del nove: e la passa, non del tutto indenne, ma la passa. Si tratta di un quasi-kolossal, di una produzione piuttosto dispendiosa per il nostro cinema, sovvenzionata peraltro da fondi ministeriali (a ragione, si intende); è la ricostruzione dei tremendi giorni degli scontri di El Alamein, durante la seconda guerra mondiale, che videro i miseri mezzi in mano ai militari italiani venire travolti dai ben più numerosi e meglio equipaggiati britannici. Una disfatta per Mussolini, preoccupato a raccontare menzogne sull'andamento del conflitto e convinto di liquidare la faccenda nordafricana, grazie all'alleato tedesco, in quattro e quattr'otto. Nulla di più lontano dalla verità: la storia qui raccontata (romanzata, ma piuttosto verosimile) è quella di uno studente universitario che, fidandosi dell'ottimismo sbandierato dal duce, si arruola volontario per il nord Africa e qui incontra una realtà semplicemente atroce: razionamenti d'acqua, malattie, carenza di armamenti. E, soprattutto, la guerra. Se la sceneggiatura dello stesso Monteleone rimane comunque ancorata sul piano drammatico, va rilevata però una certa intenzione 'popolare', quasi da commedia all'italiana nel ritrarre i singoli protagonisti nei loro piccoli tic e nelle paure che li caratterizzano; è facile simpatizzare per i vari personaggi, ma lo è anche per la bravura degli interpreti: Pierfrancesco Favino, Paolo Briguglia, Emilio Solfrizzi, Giuseppe Cederna, Antonio Petrocelli, Roberto Citran e, in una particina, anche Silvio Orlando. Forse due ore di durata sono eccessive e forse il finale è un po' troppo carico di superfluo pathos (in combutta con le musiche di Pivio e Aldo De Scalzi), ma nel complesso l'opera può senz'altro dirsi compiuta e l'omaggio ai caduti di El Alamein altrettanto. 6/10.
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