Regia di George A. Romero, Dario Argento vedi scheda film
Dario Argento questa volta insieme a George Romero realizza un prodotto cinematografico diviso in due episodi omaggianti la genialità di Edgar Allan Poe e personalmente posso dire di non ritrovarmi d'accordo con la recensione di Filmtv per quanto riguarda proprio l'episodio di Dario Argento che ritengo ben fatto e perfino più credibile di quello di Romero. Ma partiamo dall'inizio: la prima storia è piuttosto singolare e suscita curiosità man mano che procede con la narrazione perchè l'idea dell'anima del defunto Valdemar rimasta intrappolata nel proprio corpo che non era stato risvegliato dallo stato d'ipnosi prima di morire, è molto suggestiva ed originale (sebbene il limbo in cui poi si ritrova a vagare, rievoca un po' le atmosfere di Poltergeist). I suoi lamenti di terrore che provengono dallo scantinato, mentre giace inerme e congelato in una cassa refrigerante, rimangono impressi nella mente certamente, solo che presto, tutto diventa prevedibile con la trovata banale della possessione di quel suo stesso corpo da parte di alcuni demoni che lo spingono a comportarsi come un perfetto zoombie che senza neanche volerlo, si vendica della giovane moglie che aveva progettato insieme al suo amante di eliminarlo per avvalersi il prima possibile dell'eredità. Comunque pregevolmente ironico l'epilogo che vede proprio l'amante della donna, nonchè l'ipnotizzatore, far la stessa fine... il secondo episodio invece è più elaborato, più imprevedibile e più visionario. Ha come soggetto una delle tante sfumature leggendarie sui gatti neri, creature riguardo alle quali ci si sente spesso superstiziosi ed il cui aspetto veniva associato sin dai tempi antichi, alla stregoneria (i gatti erano infatti considerati gli spiriti delle streghe bruciate sul rogo). Il protagonista in questo caso è un uomo che si lascia angustiare molto di più da episodi semi-onirici che dai tradimenti di sua moglie. Sviluppa ben presto un'ossessione per i gatti neri che desidera sopprimere dapprima per una sorta di avversione inconscia nei loro confronti e dopo a causa di un vero e proprio desiderio di rivalsa che viene ben approfondito. Dunque tra vendette raccapriccianti, accenni alla reincarnazione, splatter non eccessivo, ma efficace, trucchi ed effetti speciali impeccabili, discreti colpi di scena, occultamenti di cadaveri e piani criminali studiati con meticolosità, Dario Argento non delude affatto, ma riesce a farci dono di un film orrendo, ma di grande effetto.
Ha fatto un buon lavoro questa volta.
Ha eseguito un lavoro un po' meno lodevole di quello di Argento, ma è comunque un grande cineasta al quale non manca mai l'ispirazione.
Sufficiente.
Molto credibile, ottimo.
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