Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
Piazzista milanese reinventatosi guardia giurata e pesantemente esposto con uno strozzino convince la nuova compagna, per cui ha lasciato la moglie, a fargli da complice nel furto di una ingente somma avuta in custodia. Condannato per il delitto ad un anno di carcere viene coinvolto da due detenuti in una rocambolesca evasione a pochi giorni dal termine della pena. Una volta fuori scoprirà che la nuova compagna lo ha sostituito con un altro uomo.
Remake fiacco e approssimativo del bel film di Comencini sulla triste deriva morale del materialismo post boom, il film di Mazzacurati denuncia evidenti lacune nel pressapochismo della sceneggiatura, nella sconclusionata grammatica cinematografica (dalla eterogeneità di registri che vanno dalla commedia sentimentale al dramma carcerario per finire in un road movie con risibili ambizioni liriche alla totale mancanza di tensione narrativa) e nella irrilevante caratterizzazione dei personaggi. Affidando la voce narrante ad un personaggio (la giovane Nina interpretata da Irina Brigenti) che pur presente non spiccica una parola per tutto il film e rimescolando la cronologia narrativa in un furbesco montaggio ellittico, è un film che oscilla tra facile sentimentalismo (sottolineato dalla colonna sonora affidata al maestro Fossati), greve patetismo e una sbiadita poetica dello sradicamento senza mai incidere nè sul versante della critica sociale e morale (troppo debole e pretestuosa la vicenda del solito Bentivoglio dallo sguardo di 'pesce lesso') ne sul registro più propriamente ironico, trovando un breve slancio solo nella fuga tra i campi di due compagni male assortiti che si orientano con le targhette dei pali dell'alta tensione (sic!). Personaggi trascurabili (come gli attori che li interpretano) salvo che nella mite professionalità del sempre bravo Bentivoglio e nel carisma magnetico di un irsuto Tuncel Kurtiz nel ruolo del turco Fatih. Finale inverosimile tra favola a lieto fine e amara utopia.
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