Regia di Eduardo Tartaglia vedi scheda film
Somaticamente tende a Enzo Decaro, ma Eduardo Tartaglia, nei suoi cromosomi artistici, è più inclinato verso afflati che evocano la figura e il cinema di Massimo Troisi. Non tanto nel lato solare, quanto nelle rughe di una malinconia tutta costiera (amalfitana). Dopo affastellati percorsi consumati su svariati palcoscenici, Tartaglia debutta nel lungometraggio davanti e dietro la macchina da presa. I limiti sono rintracciabili in una certa timidezza di sguardo e nella mancanza di complicità con i ritmi del montaggio del cinema. Le virtù sono nella scrittura, nella direzione degli attori, nel tratteggio dei personaggi, compresi quelli di presunto contorno (il “cameo” di Carlo Buccirosso, per esempio, vale da solo la visione). Tra i malintesi, quello di aver lanciato questa commedia dai risvolti autunnali, come una sorta di ennesima puntata comica della tradizione partenopea. In realtà, “Il mare, non c’è paragone” mischia la stretta attualità (il dramma della disoccupazione, la dura vita dei pescatori, l’isolamento sociale) con tocchi surreali alla “Paradiso può attendere” e, come detto, al Troisi di “Pensavo fosse amore e invece era un calesse” e “Scusate il ritardo”. Come se il neo autorattore, dopo aver visto “Tornando a casa” di Vincenzo Marra, si fosse convinto di esorcizzare gli ovvi siparietti di dichiarato stampo teatrale, con spruzzate di realismo nudo e crudo. Tra gli interpreti, merita una segnalazione anche la brava e bella Sabrina Impacciatore.
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