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L'Albero

Regia di Sara Petraglia vedi scheda film

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La recensione su L'Albero

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: L’ALBERO

Non so quanto ci sia di autobiografico nell’opera d’esordio di Sara Petraglia, ma riesce a raccontare il dolore e la tristezza della protagonista con un’intensità incredibile da portarci dietro tutto il malessere raccontato anche dopo la visione canticchiando nella nostra mente “Io ho Te” dei Diaframma che chiudono questo Albero di difficilissima interpretazione.

L’albero di Sara Petraglia racconta il viaggio alla ricerca di se stessa di Bianca, una studentessa universitaria che non va mai all’università ma che sogna di scrivere tre storie: Una sulla cocaina, una sull’amicizia e una sull’amore. Nel frattempo si stona di cocaina a giorni alterni, prende in affitto un appartamento al Pigneto vista Albero (Un Pino Marittimo che erge sulla Casalina Vecchia) tutto finanziato dalla paghetta o meglio dal bonifico di mamma (genitori super assenti, del padre non si sente parlare neanche in lontananza) e in compagnia di Angelica (musa che viene direttamente dall’Ariosto) l’amore tossico a cui è difficile dichiararsi e la cui presenza la trasforma in un Orlando Strafatto in una Roma molto morettiana.

Il fantasma di Nanni Moretti aleggia nella compagnia simil Ecce Bombo, nello stile di vita di “Mi faccio cose e stravedo gente”, nella produzione di Angelo Barbagallo e nel nome della protagonista che si chiama Bianca ossia il film più bello di Moretti scritto proprio dal padre della regista, Sandro Petraglia.

Ma il vero uomo onnipresente in questo universo giovanile dipinto al femminile è Giacomo Leopardi che ispira la poetica della protagonista, che si identifica nella tristezza vitale di questa compagnia che sembrano dei vampiri senza sorriso che si proteggono con gli occhiali neri dalla luce del giorno che si manifesta alla fine delle nottate fatte di bagordi. Un Leopardi cercato inutilmente tra i vicoli di Napoli ma sostituito da spacciatori che ti rifilano ogni cosa da pippare pure la vernice.

L’albero in realtà ricorda e non poco quella siepe oltre la quale ci può essere una vita da disintossicare dentro le stanze asettiche di un SerD, Milano città dove ti può aspettare una nuova vita oppure dove cerchi il miracolo che ti guarisca da un tumore

La vera fortuna di Sara Petraglia è di aver avuto come protagoniste nei ruoli di Bianca e Angelica, le due attrici che con il loro volto e con il loro carisma in rampa di lancio hanno caratterizzato le due serie più belle del panorama italiano ossia L’arte della Gioia e Dostoevskij.

Tecla Insolia e Carlotta Gamba con il loro sguardo e con le loro lacrime ci portano dentro il loro inferno fatto di cocaina, tristezza e voglia di tenerezza. Ad un certo punto mi hanno ricordato Alessandro Borghi e Luca Marinelli di Non Essere Cattivo con questa amicizia talmente intensa che si mescola in un amore passionale talmente forte da raccontare in un libro come capitolo più importante.

L’albero è un’opera prima che ci racconta una generazione di ventenni che in realtà è la proiezione sfuocata dei dolori dei giovani Millenial rappresentati dalla regista Sara Petraglia che ne scrive la sceneggiatura dimostrando che il codice genetico non è un’opinione.

Se il buongiorno si vede dal mattino forse abbiamo trovato dietro l’alone di tristezza e malinconia una talentuosa autrice.

E il naufragar mi è dolce in questo mare di MDMA, Speed, Ketamina e tantissima cocaina.

Voto 6/7

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