Regia di Greta Scarano vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: LA VITA DA GRANDI
Se, come dice Virginia Woolf, dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna allora possiamo tranquillamente dire che dietro ai produttori del mondo Groenlandia ci sono due bravissime registe che con i loro primi film hanno deliziato gli occhi e il cuore di noi spettatori e di tutta l’industria cinematografica.
Se Giulia Steigerwalt ha vinto il David Opera Prima con Settembre e a Venezia ha portato con coraggio il mondo scandaloso del porno italiano, adesso è arrivato il momento di Greta Scarano che con la Vita da Grandi parte da una storia vera e la sviluppa, personalizzandola, portandoci in punta di piedi nello sdrucciolevole mondo dell’autismo e il delicatissimo mondo dei sogni da realizzare a qualunque costo (basta provare e aspettare il momento giusto)
Alla base de La Vita da Grandi ci sono Margherita e Damiano Tercon, conosciuti nel mondo del web anche col nome dei Terconauti, e la loro avventura nel mondo dello spettacolo raccontata nel libro “Mia sorella mi rompe le palle” ossia la canzone cantata a italia's got talent da Damiano sulla base di un’aria di Mozart e che ha toccato il cuore di Greta Scarano che ne ha acquistato i diritti.
Dopodiché lei si fa sua la storia e la trasforma in un film indie che piacerebbe tantissimo a Greta Gerwig.
La protagonista è Irene, una manager pronta a fare il grande salto con la sua Start Up di pannelli solari, pronta a comprare una casa col suo compagno avvocato nella periferia romana e con il sogno di diventare una comica cementato nel cassetto.
Un controllo di quelli importanti da parte della mamma la costringe a ritornare a Rimini (che sembra uscita da un film dei Coen) a prendersi cura di Omar, il fratellone autistico che con la sua malattia ha oscurato l’affetto dei genitori nei confronti di quella ragazzina che ha la cameretta tappezzata di poster di Tre Uomini e una gamba e Enzo Jannacci come fosse uno dei Take That.
Irene viene catapultata in una realtà che non conosceva e che ha sempre rifiutato, prendendosi cura del fratello scopre che dietro quel bambinone che somiglia a James Gandolfini c’è una persona che vuole diventare grande e soprattutto vuole dimostrare di avere il talento per diventare il primo “Gangsta Trapper Autistico”. La vera scommessa di Irene diventa quella di realizzare quel sogno che lei si è castrata puntando tutto su quel talento che lei forse non ha mai avuto. O forse sì. Omar deve andare al provino del Talent Show più importante d’Italia e diventare il nuovo Fabri Fibra ovvero Fabrizio Tarducci nato a Senigallia il 17 ottobre 1976.
Matilda De Angelis e Yuri Tuci si mettono a completa disposizione della storia che vuole raccontare Greta Scarano e ci regalano una gioia per gli occhi e per il cuore. I loro incontri-scontri hanno dei tempi recitativi perfetti e sanno cambiare benissimo il registro a seconda delle situazioni.
Poi c’è la chicca di Greta Scarano che decide di metterci a tradimento quel Ci vuole Orecchio di Enzo Jannacci e fa fare al film quel salto di qualità che lo candida al migliore esordio dell’anno.
Sfido chiunque a non piangere quando parte “Non si può sbagliare perché...perché? Perché ci vuole orecchio”.
Dedicato a tutti i sognatori che vivranno la vita intera per dire “Oggi è il mio momento”.
Voto 8
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