Regia di Greta Scarano vedi scheda film
La vita da grandi (2025): locandina
AL CINEMA
"Quando diventi adulto, devi riuscire a superare l'ipotesi di un fallimento o una delusione".
Irene è una bella ragazza trentenne dinamica e indipendente, costretta da esigenze di famiglia improrogabili, a tornare a prendersi cura del fratello Omar, non perfettamente in grado di gestirsi autonomamente.
Nonostante i suoi quasi quarant'anni, il ragazzo è affetto da una forma di autismo che lo rende capace di ragionare, ma non di affrontare le singole responsabilità di una vita quotidiana che impegna ognuno ad affrontare vicissitudini abituali ma improrogabili, a sbrigarsela da soli.
Malgrado l'approccio di questa nuova parentesi assieme non nasca con i migliori favori e presupposti, i due fratelli riusciranno, dopo svariate diffidenze ed incomprensioni, a sostenersi a vicenda, migliorando entrambi ed imparando ognuno a ricacciare lontano le fisime che troppo spesso inducono ognuno di noi a desistere e ad arrendersi, vincolati da limiti che in realtà non esistono.
La vita da grandi (2025): Yuri Tuci, Matilda De Angelis
La vita da grandi (2025): Matilda De Angelis, Yuri Tuci, Ludovico Zucconi, Christian Ginepro
Tratto dal libro autobiografico Mia sorella mi rompe le balle - Una storia di autismo normale dei fratelli Damiano e Margherita Tercon, La vita da grandi costituisce il valido esordio in regia dell'attrice romana Greta Scarano.
La storia, pur tratta, come si accennava, da una vicenda vera, pare la versione italiana di Rain Man di Barry Levinson, con fratello e sorella protagonisti anziché i due fratelli (gli indimenticati Hoffman+Cruise).
Il film può dirsi riuscito, grazie soprattutto alla verve contagiosa dei due protagonisti, Matilda De Angelis (davvero bravissima, il più autentico valore aggiunto del film) e l'esordiente Yuri Tuci.
Nei ruoli dei genitori dei due, Maria Amelia Monti e Paolo Hendel funzionano bene.
La vita da grandi - pur avvinghiato anche lui, come molti altri racconti filmati, a convenzioni superflue, come quella di volerci a tutti i costi mostrare i veri protagonisti nel finale accomodante, ma non sdolcinato - funziona grazie soprattutto alla direzione mai banale della Scarano, di cui appare interessante, in particolare, il modo in cui definisce e tratteggia i personaggi principali e, ancor più forse, quelli di contorno, tutti piuttosto ben raccontati e sviluppati.
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