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Febbre da cavallo. La mandrakata

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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La recensione su Febbre da cavallo. La mandrakata

di barabbovich
5 stelle

Trent'anni dopo Mandrake (Proietti) ha perso per strada qualche amico ma ha conservata intatta la febbre da cavallo che fa di lui un indomito scommettitore da ippodromo. Coadiuvato da uno studente fuori corso col pallino del computer (Ascolese), da un 35enne sfaccendato che si fa ancora mantenere da papà (Laganà) e da un'attricetta in cerca di fortuna (Brilli), cerca con i suoi sodali di mettere a segno la vincita che li sistemerà per sempre, ingaggiando prima un napoletano che aveva truffato (Buccirosso) e quindi il redivivo Pomata (Montesano).
Al perenne inseguimento del successo al botteghino, Vanzina junior riprende l'anomalo successo del film paterno (che andò benino nelle sale ma divenne un mito con i passaggi televisivi) con tutti gli addentellati del caso: Proietti è pirotecnico ma la sensazione è quella di essere davanti ad uno dei tanti film di Totò. Quando il Principe, spesso mal diretto, usciva dalla scena, il film si afflosciava. Ed è proprio la mancanza di una regia capace di dirigere con mano sicura i comprimari del neo-mattatore e di costruire una cornice equivalente alla vicenda giudiziaria del primo episodio di Febbre da cavallo a rendere palese lo scarto nell'obbligatorio confronto tra i due film. La mandrakata non manca di momenti esilaranti ma il canovaccio è quello degli episodi da barzelletta, incardinati in un tessuto narrativo con molte pieghe e con tanto di marchetta pubblicitaria a Il foglio di Giuliano Ferrara.

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