Regia di Andreas Dresen vedi scheda film
I giurati del Festival di Berlino, dove questo “A metà strada” (“Catastrofi d’amore” è una libera “traduzione” che vorrebbe trasformare in commedia i drammi e i danni causati dal matrimonio) ha incredibilmente vinto l’Orso d’argento e il Gran Premio Speciale della Giuria, sono stati largamente generosi. Non che la pellicola non meriti una visione: lo sguardo del regista, al limite del cinismo, su un pezzo di Germania dell’Est, dove due coppie di quarantenni si scambiano timidi approcci adulterini cercando di esorcizzare crisi e malattie esistenziali, è di quelli che arrivano. Ma se l’intenzione era quella di realizzare una specie di “Festen” in chiave più leggera (come pare, non di rado, di intuire), allora si doveva avere il coraggio di connotare e di accompagnare personaggi e sfondi con battute e situazioni meno “catastrofiche”. Invece, interviste in stile “cinema verità” macchiano l’opera di velleità sociologiche che male si accompagnano, per esempio, a certi scorci radiofonici di uno dei protagonisti, dj che piange inopinatamente.
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