Regia di Sergej Paradzanov vedi scheda film
Due ragazzi si tengono per mano descrivendo un'atmosfera di passione puerile, la fotografia li esalta, l'inquadratura li divinizza. C'è una margherita, c'è purezza e innocenza, c'è una cinepresa sotto di essa, l'immagine più corrosiva della storia del cinema. La storia ricalca schemi shakespeariani: l'amore tra i giovani, Ivan e Maricka trova ostacolo nell'odio reciproco delle famiglie. Il matrimonio li modellerà, la morte li fonderà. Cadenzato come racconto mitologico, l'espressività millenaria filosofeggia su modelli appartenenti alle tradizioni folcloristiche caucasiche e su quel rapporto di amore, odio e rispetto che da sempre viene immortalato dai registi cinematografici, quel rapporto mistico tra uomo e natura. La macchina si muove con un dinamismo futurista, la sua plasticità sembra quasi surreale. Tutto culmina con quella scena. I due si avvicinano agitandosi tra i boschi innevati circoscritti da un clima rigido e freddo, non sembrano camminare, bensì fluttuare, girano continuamente il loro sguardo, cercandosi, desiderandosi, spinti da quella voglia di divoramento.
Giudizio finale:9,5
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