Regia di Gianfranco Angelucci vedi scheda film
Una scrittrice in erba sequestra un editore nella villa di quest'ultimo, e sotto minaccia armata lo costringe a leggere il suo libro. Che parla di una ragazza che approda in una misteriosa pensione diretta da una donna ambigua e maliziosa.
Quanta roba sprecata! Fernando Rey, Catherine Spaak, Clio Goldsmith, la colonna sonora firmata da Riz Ortolani, la patinata fotografia di Erico Menczer, una coproduzione fra Italia e Spagna che sembra disporre di ottimi mezzi: eppure l'esordio dietro la macchina da presa per un film a soggetto di Gianfranco Angelucci è realmente una delusione. Il regista e scrittore aveva avuto già modo di girare un documentario (E il Casanova di Fellini?, 1975, pressochè invisibile) e un altro, sempre su Fellini, girerà negli anni successivi; collaborerà alla sceneggiatura di Intervista (1987) del Maestro riminese, eppure tutto ciò non lo ha salvato in alcun modo dal realizzare questo disastroso soft-erotico di scarsissima consistenza, Miele di donna, banalotto e insipido fin dal titolo. Angelucci ne firma anche la sceneggiatura, insieme a Laura Betti ed Enrique Herrera; nel cast ha a disposizione anche Nieves Navarro, Luc Merenda e l'ultima - a quel momento - stellina lanciata proprio da Fellini (ne La città delle donne, l'anno precedente): la pettoruta in modo inverosimile Donatella Damiani. Ma anche sul versante prettamente voyeuristico la pellicola lascia a desiderare. Meglio andrà per Angelucci lontano dalla macchina da presa: fra il 1997 e il 2000 dirigerà infatti la Fondazione Fellini dimostrandosi attivo, preparato e lungimirante. 2/10.
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