Regia di Evan Johnson, Galen Johnson, Guy Maddin vedi scheda film
L'avanzamento del racconto si affida all'accumulo stinto di spunti di gossip sulle élite rimasticati a ritratto della contingenza.
A monte di questa piccola bislaccheria cinematografica, selezionata a Cannes a latere del concorso, vi è una di quelle idee schizzate ma gustosissime che sarebbero potute venire a un Joe Dante in trip di acidi: versioni parodistiche degli odierni leader mondiali riunite per il G7 ma poi costrette a respingere presenze ultraterrene all'interno del giardino nel quale si tiene il fatidico summit, convocato per dirimere una crisi di portata globale e stendere una dichiarazione d'intenti per mascherare l'inesistenza di soluzioni. Peccato che alla conclamata (e indubbiamente inquietante) inconsistenza della classe politica contemporanea, bersaglio di uno sberleffo con frecce misere al proprio arco, si sovrapponga quella del film stesso, che dal campo da gioco della farsa dell'assurdo e della satira grottesca, cui comunque la triade di registi (Guy Maddin, Galen Johnson ed Evan Johnson, con quest'ultimo sceneggiatore) in combutta per l'operazione non parrebbe per niente avvezza, slitta poi nelle impervie lande – francamente fuori bussola – di un horror demenziale sullo stesso selciato (o quasi) dell'Ari Aster di Beau ha paura (non per niente, in tal caso, a bordo in qualità di produttore esecutivo). Dall'insignificante premier nostrano (Rolando Ravello) che confessa di essersi conciato in gioventù (goliardicamente?) da Benito Mussolini a Cate Blanchett cancelliera tedesca simil-Angela Merkel che sciorina tecnicismi incomprensibili, passando per gli slanci sessuali di un primo ministro canadese pseudo-Justin Trudeau (Roy Dupuis), per i pruriti antidemocratici di un Charles Dance a metà fra Joe Biden e Donald Trump e per l'idealismo soverchio e risibile del pacioso Presidente francese (Denis Menochet), l'avanzamento del racconto si affida all'accumulo stinto di spunti di gossip sulle élite rimasticati a ritratto della contingenza, mentre il mondo viaggia a vele spiegate alla conquista di un'apocalisse di fuoco e fiamme, elefante nella stanza che i potenti del pianeta, a seconda del momento, fanno finta di ignorare o cavalcano con orgoglioso compiacimento. Ma l'ostentazione di ricercatezza visiva nuota contro il semplicismo dei contenuti, spiattellato da simboli chiari ai sassi (le mummie di fango come probabile allegoria del ritorno sovranista al primitivismo, il cervello gigantesco palese metafora del panico generato dall'intelligenza artificiale). E purtroppo, mestamente, la finzione è (già) stata superata da una realtà che fa parecchia più paura (e ne farà, presumibilmente, sempre di più) di una barzelletta (mal) tirata per le lunghe come questa.
Colonna sonora di Kristian Eidnes Andersen.
Voto: 4 — Film MEDIOCRE
Rumours - Voci di potere (2024): Cate Blanchett, Charles Dance, Roy Dupuis, Nikki Amuka-Bird, Rolando Ravello, Denis Menochet, Takehiro Hira
Errore:
chiudi
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta