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La camera verde

Regia di François Truffaut vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La camera verde

di zombi
9 stelle

fine anni venti in una cittadina di provincia francese. julien davenne lavora in un piccolo giornale destinato a chiudere. oramai sono più i resi, a causa degli abbonati morti che i giornali venduti. il direttore cerca di fargli accettare un lavoro di responsabilità a parigi ma lui rifiuta categoricamente. julien vive in una grande casa con una governante e un bambino muto. julien è un lavoratore valido, i suoi necrologi non sono mai uguali gli uni agli altri. il suo rispetto per le persone che non ci sono più è sterminato. difatti quando lo vediamo consolare un vedovo al funerale dell'adorata moglie, che si strugge dal dolore e continua ad aprire la bara perchè non vuole che la si chiuda, lo sentiamo dire parole molto accalorate riguardo all'importanza di ricordare i cari estinti. quando sul posto di lavoro, a distanza di qualche mese lo stesso uomo si recherà per presentargli la donna che intende sposare, julien gli si negherà veemente. julien è intransigente e questo cambiamento è avvenuto dal giorno della scomparsa della moglie, alla quale ha dedicato una stanza intera all'interno dell'enorme casa. una stanza dei ricordi, che in una sera di tempesta, prende fuoco. julien non si da pace perchè non è riuscito a proteggere le effigi dell'adorata consorte e così una sera rimasto chiuso all'interno del cimitero, e vagando per trovare un'uscita, scopre una cappella danneggiata dalla guerra. ottenuta l'autorizzazione della chiesa, la restaurerà per creare un posto dove il ricordo di tutte le persone care che non ci sono più possa continuare a vivere fomentato dalle fiamme dei ceri. francois truffaut interpreta julien davenne con un'interpretazione talmente in sottrazione da rasentare l'inespressività. la mancanza di espressione di una persona che non trova giovamento nella vita se non nel coltivare il ricordo di persone che non ci sono più. il ritrovarsi con cecilia, una vecchia conoscenza, in una casa d'aste per acquistare un anello appartenuto alla moglie, non provoca in lui null'altro se non la pura consapevolezza che quella donna che piano piano s'innamora di lui, sarà colei che proseguirà il lavoro di guardiana alla cappella votiva. l'ambientazione di provincia, la fotografia che asseconda il passaggio delle stagioni fredde e una musica enfatica che non disturba, ma che anzi aiuta il caratterizare maggiormente i personaggi e le situazioni, rende questo film di truffaut un ottimo film che molto si accosta al capolavoro adele h. non trovare conforto se non nel ricordo di qualcosa che è stato e che mai più tornerà, è seppellirsi automaticamente e prematuramente prima nella camera verde e poi nella cappella. e sarà solamente con l'arrivo di cecilia che julien potrà abbandonarsi agli eventi. nulla ormai lo tiene legato a questo mondo materiale, che continua a deluderlo a causa dei comportamenti sconsiderati delle persone. ovviamente per julien, cecilia non potrà mai essere ciò che lui è per lei. cecilia fa di tutto, ma alla fine accetta il destino che julien le ha serbato. il viso rigato dalle lacrime di una strabiliante nathalie baye, accompagnato dalla bella musica di maurice jaubert, tra i ceri mentre si avvia ad accenderne un'altro e dargli il nome, rimarrà per me a lungo. volevo vedere questo film da tempo perchè anni fa avevo letto un aneddoto riguardo truffaut e l'attore oskar werner, che qui compare in una foto all'interno della cappella. i due avevano litigato terribilmente. e truffaut nei panni di julien quando si sofferma sulla sua foto, ne racconta la storia di un soldato tedesco da lui ucciso in guerra. non riusciva però ad odiarlo e aveva imparato a perdonarlo. ennesimo passo nella riscoperta(da parte mia) del cinema di un cineasta di cui ho da sempre amato adele h. un film triste e funereo certo, ma alimentato di una speranza senza fine fatta del desiderio di poter e dover lasciare in eredità un compito importante ad una persona degna. bello.

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