Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Con gli occhi del “motorcycle boy” (M.Rourke) - che annullano tanto i contrasti di colore quanto quelli razziali - ma con il fermento emozionale di Rusty James (irresistibilmente sospinto a vivere alla giornata, senza una bussola della ragione che orienti scelte comportamentali e stile di vita), Coppola realizza un’opera del tutto affine al coevo I ragazzi della 56° strada, giacchè sperimenta nuovamente un cinema che guarda alla realtà di 20 anni prima per scavare fino alle radici dei movimenti di protesta e delle atroci piaghe sociali (la tossicodipendenza) che, rispettivamente, infiammarono e consumarono, proprio a partire da quegli anni, le vite di milioni di giovani in tutto il mondo.
Peraltro non si fa neanche mancare la magia dei cangianti, accesi colori dei pesciolini cannibali. Uno spettacolo così affascinante (tant’è che un medesimo contrasto di colori verrà ripreso 10 anni dopo da Spielberg) da condurre, come al suon dell’irresistibile flauto del pifferaio di Hamelin, gli imberbi topolini dritti dritti dentro al fiume. Un fiume, invero, che per Rusty, fortunatamente, profuma di libertà, dal momento che si trasforma nell’immensità dell’oceano in cui si perde, nella splendida fotografia finale, il suo sguardo.
Film ricco di spunti di un certo interesse (fra l’altro vi compaiono molte giovani promesse del cinema americano, ma anche alcune certezze), ma che pecca di un ritmo eccessivamente blando (tranne in alcune rare scene) e di una narrazione dagli effetti eccessivamente stranianti (e anche alquanto sconclusionata) per riuscire a convincere davvero. Alla fine (anzi, no, già dopo poche decine di minuti) sopravviene un senso di pesantezza e di noia che offusca tutte le migliori intenzioni di Coppola.
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