Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Vita quotidiana di un teppistello di provincia: risse con bande rivali, problemi di cuore e culto del fratello maggiore (che tutti chiamano “quello della moto”), appena tornato dalla California. Questo film mi suscita esattamente la stessa perplessità del gemello I ragazzi della 56° strada: sembra volutamente fatto male. Ossia: non sembra avere una sceneggiatura, ma solo una serie di episodi staccati che con molta fatica possono essere collegati per formare una storia credibile, intervallati da troppi momenti di stasi e chiacchiere a vuoto, che normalmente si dovrebbero tagliare. Poi però, siccome Coppola non è l’ultimo arrivato, riesce ugualmente a realizzare una confezione accattivante con movimenti di macchina ubriacanti, musiche travolgenti e un paio di scene oniriche (che comunque non sfiorano neanche lontanamente la magia di Un sogno lungo un giorno): insomma, autocelebra il proprio virtuosismo. Può bastare tutto ciò? sì, ma solo per raggiungere una sufficienza stentata. Anche la metafora allusa nel titolo originale, che è il motivo per cui Rourke si lascia uccidere, mi sembra stiracchiata: di liberare i pesci è capace pure Cristina Comencini.
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