Regia di Claude Lelouch vedi scheda film
Quali eventi hanno condotto all'arresto di un mite dipendente della Simca?
Un gruppo di poliziotti segue i movimenti di una giovane coppia. Cosa c'è dietro? Un intrigo internazionale o altro? Strano e originale film, ispirato ad un fatto di cronaca nera realmente accaduto, costruito dal grande Claude Lelouch in segmenti distinti, comincia come un giallo al contrario, cioè dove la polizia ha già un indiziato presunto colpevole ma noi spettatori non sappiamo di cosa è accusato, una volta che scopriamo il reato comincia la parte processuale. Questo avviene tutto nella prima metà del film. Cosa succederà dopo?
Tra omicidi, nella maggior parte delle volte fuori campo, una ricerca psicologica della personalità dell'imputato (assassino? E se sì, perché lo ha fatto?), forse elemento deviato che cerca nell'amore una stabilità alla propria vita e un commento off documentaristico dove uno psicanalista spiega le turbe dei soggetti malati e l'inutilità della pena capitale. A questo punto il regista abbandona la tematica thriller per costruire un discorso umano schierato contro la Pena di Morte. Notevole l'uso della fotografia, quando cominciamo a sentire il macabro odore della ghigliottina il film passa dal colore al bianco e nero, e la sceneggiatura (i fatti che portano alla sequenza iniziale).
La vita, l'amore, la morte (1969): Amidou, Caroline Cellier
La vita, l'amore, la morte (1969): Amidou, Caroline Cellier
Ennesima piccola strizzata d'occhio ai fumetti di Diabolik con la Citroën DS Pallas del Ginko di turno. Indimenticabile la sequenza della messa celebrata nel braccio della morte, dove il prete parla dell'esecuzione come di una liberazione. Agghiacciante la scena finale (il cerimoniale della morte detto "Messa rossa", forse mai così dettagliatamente rappresentato dal cinema altre volte in maniera così lunga, dilatata ed inquietante. In maniera meno dilatata qualche anno dopo rivedremo la sequenza di morte nel film DUE CONTRO LA CITTÀ di José Giovanni). Angosciante capolavoro, probabilmente il film più triste e inquietante del Maestro francese.
Recensione scritta da Davide Lingua, Dizionario del Turismo Cinematografico, Verolengo, Wikipedia.
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