Regia di David G. Derrick Jr. vedi scheda film
A otto anni dal primo travolgente capitolo, la protagonista Vaiana (o Moana?) torna con Oceania 2 in una nuova avventura alla scoperta delle origini del suo popolo, in stretta continuità con il suo predecessore e sviluppando le premesse del primo capitolo per un sequel meno impattante e originale (ma non poteva essere diversamente) ma comunque molto solido.
Con una sceneggiatura, scritta a sei mani, da Jared Bush, l’unico ad aver scritto anche il primo capitolo, Dana Ledoux Miller & Bek Smith, Oceania 2 sembra comprendere pienamente gli elementi portanti di questo nuovo(?) "Rinascimento" basato principalmente sulla creazione di veri e propri franchise interni agli stessi Walt Disney Animation Studios, appoggiandosi sulle solidissime basi di personaggi di successo che nell'ultimo decennio hanno conquistato le simpatie del pubblico di mezzo mondo, seguendo quella linea di pensiero per cui se una ricetta funziona non serve poi cambiarla molto.
Infatti, Oceania 2 replica per diversi aspetti il primo capitolo e se nel 2016 il primo film raccontava il processo di scoperta e di autoaffermazione della protagonista questo nuovo capitolo sposta il focus sul ruolo di Vaiana come nuova leader del suo popolo, ponendosi quindi come completamento del primo film.
Rispetto al primo capitolo Oceania 2 espande i propri confini, non soltanto narrativamente, con la ricerca di Vaiana di altri popoli per quello scambio culturale che ha definito, storicamente, i presupposti dell’evoluzione umana, ma anche per l’esigenza della stessa Disney di migliorare ulteriormente non solo sul piano tecnologico ma anche su quello artistico.
Il sequel, infatti, conferma e, anzi, migliora le meraviglie del suo predecessore per donargli un respiro cinematografico importante.
Lo si nota nella resa dell'acqua. sempre più realistica, e nella ricchezza di dettagli, dai fondali marini alla schiuma delle onde, per un impatto visivo di grandi proporzioni e che tradisce una genesi iniziale del progetto pensata come una serie per lo streaming di Disney Plus prima di essere reindirizzato nuovamente per il grande schermo.
Ma non è soltanto dal il punto di vista tecnico, questo sequel è ambizioso anche dal punto di vista registico, con le sue carrellate su un oceano sconfinato e dalla natura rigoglioso in un panorama estetico arricchito da colori sgargianti.
Vaiana è inoltre la portatrice di un nuovo prototipo di principessa Disney senza però esserlo d’avvero: moderna, intraprendente e coraggiosa, ma anche fragile e impaurita.
Non è affatto alla ricerca della storia d’amore, ancora una volta la protagonista non ha bisogno di principi, castelli o corone e di sentimentalismo, nel film, non c’è assolutamente traccia, ci sono invece i valori della famiglia, dell’amicizia e di appartenenza a qualcosa di più grande e importante che non a una singola tribù.
Ma non ci può riuscire da sola ed ecco che, questa volta, viene aiutata da altri membri della tribù, in realtà piuttosto stereotipati e poco impattanti, dato che l’intera pellicola è incentrata soprattutto sull’evoluzione del personaggio di Vaiana.
Anche lo stesso Maui, per quanto comunque centrale nell’economia del racconto, non è di grandissima rilevanza e risulta meno centrato rispetto al primo capitolo.
Dal punto di vista sonoro, invece, il meglio viene dato soprattutto dalla parte orchestrale mentre le canzoni, realizzate sempre da Lin-Manuel Miranda, sono sempre ottime ma meno memorabili rispetto al precedente capitolo.
VOTO: 7
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