Regia di Tanio Boccia (Amerigo Anton ) vedi scheda film
La figlia di un re orientale viene rapita da un predone che, intimidito dal potente sovrano, decide di restituire la ragazza. Il cui legittimo sposo si rivelerà però il vero pericolo per il regno.
Gustoso romanzone delirante, I predoni della steppa è una delle regie del famigerato Tanio Boccia, alias Amerigo Anton, cineasta potentino capace di confezionare film con budget più che ridotto e invenzioni tecnico-artistiche portentosamente zoppicanti e fiere del loro genuino aspetto poveristico: tanto già basterebbe a fargli assumere uno status di (s)cult. Ma sul ‘gustoso’ è indubbio che parecchi spettatori potrebbero dissentire, percui va specificato che dietro alla visione di una pellicola siffatta c’è una palese ricerca di trash, di orrido, di miserrimo e – non dimentichiamolo – di sublime. Perché le idee di Boccia sono talvolta ineccepibilmente funzionali, sebbene discutibili sul piano meramente artistico: si veda per esempio il costume affibbiato al consigliere di Altan Khan, interpretato qui da Giulio Donnini: sostanzialmente, vestito e truccato da Dracula (!). Se poi si considera la piattezza di forma e di contenuti del filone storico/mitologico che fiorì in quegli anni, l’estro del Nostro e dei suoi collaboratori diventa semplicemente un preziosissimo plusvalore. Mario Moroni scrive la sceneggiatura insieme al regista; la colonna sonora è di nientemeno che Carlo Rustichelli, fotografia di Aldo Giordani, scenografie di Carlo Agate e Angelo Zambon, costumi di Walter Patriarca, Alba Di Salvo è accreditata nei titoli come assistente al montaggio – il che lascia presagire che il principale responsabile sia proprio Boccia. La confezione è realmente modesta e anche la recitazione non è sempre perfetta, ma l’opera trasuda artigianato da due soldi carico di buone intenzioni (e mezzi inadatti al fine). Attori: Kirk Morris (cioè Adriano Bellini), Daniele Vargas, Moira Orfei, Ombretta Colli, Pete White (cioè Franco Cobianchi) e Furio Meniconi. 3/10.
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