Regia di Spike Lee vedi scheda film
Con un anno e mezzo di ritardo, senza preavviso e nel fine settimana di Benigni, la Eagle ha mandato allo sbando l’ultimo film di Spike Lee. Che in effetti era uno dei più azzardati del suo autore, ma avrebbe meritato maggiori cure. Il tema è il rapporto tra mass-media e stereotipi razziali, il difficile equilibrio tra stereotipo e veridicità, politically correct e provocazione astuta. Il protagonista è un afroamericano colto e borghesissimo, executive di un network televisivo, cui viene commissionato un nuovo show sui neri, che vada in controtendenza rispetto al perbenismo di roba tipo “I Jefferson”. Per farsi licenziare, il protagonista propone l’idea più idiota e volgare che gli viene in mente: ripescare i ”minstrel show“, i vecchi spettacoli di music-hall in cui attori con le facce dipinte sfottevano lo stereotipo del nigger. Ma (come accadeva in un vecchio film di Mel Brooks) l’orrido show ha un successo enorme, e anzitutto tra i neri… Come spesso accade a Lee, le parti più interessanti e provocatorie del film sono quelle in cui ha meno il controllo ideologico, sennò rischia il teorema. Ma il film è comunque di una intelligenza politica ed estetica infinitamente superiore alla media americana di oggi.
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