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Hanna Flanders

Regia di Oskar Röhler vedi scheda film

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La recensione su Hanna Flanders

di speedy34
6 stelle

Una sigaretta in entrambe le mani, la cornetta del telefono incastrata tra il mento ed una spalla ed una boccetta d’arsenico tenuta in equilibrio tra le dita: così si presenta "Hanna Flanders" al pubblico nella sua prima scena immediatamente consegnandoci il ritratto di una donna sull’orlo di una crisi d’identità. Intellettuale di mezza età, Hanna vive in un elegante appartamento di Monaco disperatamente aggrappata alla fama di molti anni prima, oramai sbiadita, conquistata come scrittrice di sinistra. Siamo nell’autunno del 1989 e Hanna è sconvolta dal crollo del muro di Berlino: rimasta senza una patria, vaga come un fantasma (perenne sigaretta tra le dita e con indosso una vistosa parrucca “che non si toglierebbe neanche dinanzi a Dio ma a Lenin sì”) tra i resti di una vita che vede sgretolarsi impotente dinanzi ai suoi occhi. In un bianco e nero che rende ancor più cupa l’atmosfera e l’ambiente di giornate storiche che non per tutti rappresentarono la nascita di una nuova vita, il regista Oskar Roehler racconta la “tragedia” di questa donna ispirata agli ultimi anni di vita di sua madre, la celebre scrittrice Gisela Elsner, stupendoci per l’approccio distaccato e freddo trattando un tema così personale ed intimo che se non fosse per l’amore, indulgenza e ricchezza di sfumature che l’attrice Hannelore Elsner infonde nella sua interpretazione di questa donna ci lascerebbe totalmente indifferenti. Così ad una regia e sceneggiatura che non lusingano né indorano un tema così ostico (la storia che travolge i destini individuali degli uomini) ad un pubblico poco avvezzo a questo tipo di dinamiche e argomenti, interessanti per un dibattito politico di una tarda serata televisiva, fa da contrappunto il ritratto passionale di una donna che ci ricorda, proprio per la sua unicità e specificità, la sola eroina protagonista di un film di Samuel Fuller. Dirigendo nel 1964 "Il Bacio Perverso", il regista ci regalò un irripetibile “prototipo” di eroina cinematografica che l’attrice Hannelore Elsner deve aver fatto suo restituendoci una donna spesso in bilico tra il ridicolo involontario e momenti e sprazzi di vita di sincerità memorabile.

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